"Il ministro Piantedosi ha
diramato una direttiva alla Polizia di frontiera e ai Prefetti
per riutilizzare i meccanismi di riammissione già considerati
dagli accordi italo-sloveni". Lo ha detto il Sottosegretario
agli Interni Emanuele Prisco trattenendosi con i giornalisti nel
corso della sua visita oggi a Trieste. Prisco ha precisato che
"dal 28 novembre sono operative le riammissioni" e che in realtà
"sono rimaste operative perché gli accordi sono vigenti e devono
essere utilizzati". Prisco ha ribadito più volte la linea del
Governo: "Accogliamo chi deve essere accolto, chi non deve
essere accolto deve tornare fuori dall'Italia".
"Il tentativo di inversione di rotta che il Governo sta portando
avanti è di fermare gli ingressi e fermare le partenze" ha
specificato il Sottosegretario, segnalando che si è "in attesa
delle determinazioni della Conferenza europea" in corso oggi a
Tirana, e di "definire tutte le politiche migratorie europee,
sia dal mare sia che per terra". Per Prisco il Governo "ha
adottato una linea molto morbida rispetto all'utilizzo di questo
meccanismo" delle riammissioni che "consente all'Italia di poter
riconsegnare chi non ha titolo per restare" ai vari Stati, in
particolar modo alla Slovenia, primo paese europeo di approdo".
Prisco ha sottolineato che "è evidente che se vengono intasate
le rotte del mare e di terra, l'Italia non può accogliere tutto
il mondo di chi scappa". Di fronte a questo fenomeno così
affollato, Prisco ha fatto l'esempio di Trieste, città di
frontiera e luogo di arrivo della cosiddetta 'rotta balcanica':
"Questo determina l'impossibilità, nonostante gli sforzi,
dell'amministrazione locale, nonostante gli sforzi della
Regione, di far fronte all'emergenza. Ci sono numeri che non
possono essere sostenuti da un territorio di confine, per cui la
scelta non può essere che quella di far entrare solo chi ha
titolo per entrare".
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