"Le annunciate riammissioni dei
cittadini stranieri rintracciati nell'area confinaria tra Italia
e Slovenia sono, al di là di ogni considerazione etica,
operazioni gravemente illegittime per molte ragioni giuridiche".
Lo scrive in una nota l'Ics, Consorzio italiano solidarietà
ufficio rifugiati di Trieste, commentando la direttiva firmata
dal ministro Piantedosi del 28 novembre scorso.
Ics ricorda che l'Accordo di riammissione tra Italia e
Slovenia, del 1996, "non è mai stato ratificato con legge di
autorizzazione alla ratifica ai sensi dell'art. 80 della
Costituzione italiana", e dunque "anche ai sensi della
Convezione di Vienna sul diritto dei trattati, è da considerarsi
nullo sul piano giuridico". Nessuna riammissione, inoltre, "può
essere 'informale' in quanto, in uno Stato di diritto, ogni
azione di qualsiasi pubblica amministrazione, specie se si
tratta di una decisione che incide su diritti fondamentali di
una persona, deve consistere in un provvedimento scritto,
motivato e notificato all'interessato che deve poter avere il
diritto, sancito dalla Costituzione e dalla Convenzione europea
dei diritti dell'Uomo, di contestare la decisione in sede
giudiziaria anche a azione eseguita". Infine, "nessuno straniero
che chiede asilo alla frontiera italiana o nel territorio può
essere semplicemente riammesso in Slovenia come se tale domanda
non fosse stata fatta, perché le norme impongono alle autorità
italiane di registrare sempre la domanda di asilo e di attivare
la procedura, compresa quella - del Regolamento Dublino III -
per individuare il paese competente ad esaminare la domanda di
asilo se si hanno ragioni che non sia l'Italia". Dunque, la
riammissione è una "chiara violazione del diritto dell'Unione
Europea in materia di asilo". Il Governo italiano "chiarisca se
intende riproporre nuovamente le gravissime illegalità della
condotta delle autorità italiane nel 2020", quando "furono
effettuate le riammissioni dei richiedenti asilo, poi cessate
con ripristino della legalità a partire dal gennaio 2021".
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