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2011-01-02 18:35

Egitto piange le vittime. Papa: è un'offesa a Dio

ROMA - La strage di cristiani copti in Egitto ha particolarmente addolorato Benedetto XVI che in occasione del primo angelus del 2011 dalla finestra del suo studio in piazza San Pietro ha ribadito la sua sofferenza per le vittime, gia' esternata ieri nella messa e nella preghiera in Basilica. Un ''dolore'' per il ''grave attentato contro la comunita' cristiana copta compiuto ad Alessandria d'Egitto'' che lui accomuna a quello degli attentati contro i cristiani in Iraq e tanti, oltre 30, pastori cristiani uccisi nel corso del 2010.

Parole che, nonostante l'intervento dell'imam di Al Azhar che ha criticato l'ingerenza del Papa (parole che non hanno trovato eco Oltretevere), hanno iniziato a fare breccia anche nel mondo islamico: l'Unione delle comunita' islamiche in Italia (Ucoii) ha espresso ''dolore e orrore'' per l'attentato, invitando ''tutta la rete di moschee che fa riferimento alla nostra Unione a pregare per le vittime e affinche' quella criminale provocazione fallisca. E anche la comunita' ebraica romana non rimane ''indifferente'' di fronte alla violenza sui cristiani, una ''tragedia'' che va dal ''Sudan alla Nigeria, dall'Iraq e fino a Gaza''. Parlando alle migliaia di persone presenti in piazza San Pietro, Benedetto XVI ha pero' invitato a scegliere la strada della non violenza: ''Questo vile gesto di morte, come quello di mettere bombe ora anche vicino alle case dei cristiani in Iraq per costringerli ad andarsene, offende Dio e l'umanita' intera, che proprio ieri ha pregato per la pace e ha iniziato con speranza un nuovo anno''. ''Davanti a questa strategia di violenze che ha di mira i cristiani, e ha conseguenze su tutta la popolazione, prego per le vittime e i familiari, e incoraggio le comunita' ecclesiali a perseverare nella fede e nella testimonianza di non violenza che ci viene dal Vangelo. Penso - ha aggiunto Benedetto XVI - anche ai numerosi operatori pastorali uccisi nel 2010 in varie ugualmente il nostro affettuoso ricordo davanti al Signore. Rimaniamo uniti in Cristo, nostra speranza e nostra pace''. Anche il nunzio a Beirut, mons. Gabriele Giordano Caccia ha segnalato che ci sono ''voci autorevoli'' del mondo islamico che ''condannano'' gli atti di violenza contro i cristiani. ''Quello che succede nelle comunita' cristiane non lontane da qui ha una ripercussione forte soprattutto nella comunita' libanese. Le parole del papa sono condivise da molte persone anche di fede islamica: queste sentimento che ogni atto di terrore e di violenza offende innanzitutto Dio e l'umanita' e' assi diffuso. Vedo con piacere - ha aggiunto mons. Caccia - che iniziano ad esserci voci autorevoli del mondo islamico, sia religioso sia politico che condannano tali avvenimenti. E' un piccolo segno che deve aiutare l'Occidente a comprendere che l'Islam e' anche religione di pace e deve aiutare i credenti dell'Islam a comprendere che non devono lasciarsi strumentalizzare per fini politici utilizzando la religione''. Secondo il nunzio, ''il martirio della gente cristiana e' comunque un segno di speranza. Il Papa ha ricordato il prologo del vangelo di Giovanni: guardando la storia noi siamo certi che Dio ci accompagna, che Dio la guida, che lui e' l'origine e la fine. E' questa e' la forza cristiana, una forza positiva, una forza di vita. Natale e' qualcuno che viene in mezzo a noi, la vita che nasce. Questa e' testimonianza e la non violenza che e' gia' un segno dell'amore con cui Dio ama ciascuno di noi''.

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