Non è rappresentata spesso La
Gioconda di Amilcare Ponchielli, e non tanto perché è un'opera
lunga ma perché richiede un cast di grandi voci. Sei "mostri
canori" li ha definiti il direttore d'orchestra Frédéric Chaslin
alla presentazione del nuovo allestimento con la regia di Davide
Livermore che debutterà alla Scala il prossimo 7 giugno a 25
anni di distanza dall'ultima rappresentazione.
Alla Scala La Gioconda è comunque di casa, perché proprio al
Piermarini debuttò nel 1876 e per circa cinquant'anni è rimasta
stabilmente in repertorio diretta da maestri come Arturo
Toscanini e Antonino Votto, interpretata da cantanti come
Giuseppe Di Stefano e Maria Callas.
In questa nuova produzione, a interpretare La Gioconda è
Saioa Hernandez, mentre Daniela Barcellona è Laura, Erwin
Schrott Alvise, Roberto Frontali il cattivissimo Barnaba, Fabio
Sartori Enzo e Anna Maria Chiuri La Cieca. "Una compagnia di
supereroi" ha scherzato (ma non troppo) Chaslin. Protagonista
dell'allestimento, ha spiegato Livermore, che alla Scala ha
firmato le ultime quattro inaugurazioni della stagione, è
Venezia, una Venezia come quella che percepisce la Cieca, una
realtà ispirata dal Canova di Fellini e dalla Venezia Celeste di
Moebius, che l'ha immaginata senz'acqua su un baratro.
Qui si svolge la vicenda (complicatissima e di certo non
realistica) della figlia della Cieca, Gioconda, innamorata di
Enzo, a sua volta innamorato e amante di Laura, sposata con
Alvise e di Barnaba che vuole avere Gioconda e per questo
ordisce trame che poi lei cerca di sventare. Una vicenda in cui
non tutto è chiarissimo (inutile chiedersi come Gioconda faccia
a presentarsi all'improvviso da Laura per darle una pozione con
cui sostituire il veleno) ma non per questo meno avvincente.
"Sono otto stagioni di una serie Netflix compresse" ha
sintetizzato Livermore. Vedere e sentire (anche in diretta su
Rai Radio 3) per credere, con la possibilità di assistere a una
conferenza introduttiva prima di tutte le repliche, rese
possibili anche grazie a Milano per la Scala e alla famosa
mecenate Aline Foriel-Destezet, vedova del creatore dell'Adecco.
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