Crescono i contratti a tempo
indeterminato per i laureati lombardi, con un 7% in più per chi
si è laureato tra il 2017 e il 2023 alll'Università Statale di
Milano e alla Bicocca. Inoltre nel 2023 il tasso di occupazione
dei laureati lombardi a un anno dalla laurea (2022) è superiore
alla media nazionale, così come le retribuzioni medie, che
rendono la Lombardia la regione italiana che attrae maggiormente
i laureati italiani.
Sono alcuni dei risultati del Terzo Rapporto del Milan Higher
Education Observatory (MHEO) "Dopo la laurea: gli sbocchi
occupazionali dei laureati lombardi", promosso dall'Università
degli Studi di Milano e dall'Università gli Studi di
Milano-Bicocca in collaborazione con Unioncamere, Almalaurea,
Università di Pavia e Deloitte.
Rispetto al resto del Paese, la Lombardia si conferma una
regione dove l'incrocio tra domanda e offerta di lavoro avviene
velocemente. Gli esiti occupazionali risultano superiori
rispetto al dato nazionale: a un anno dal titolo (2022), +4,1%
per i laureati di primo livello e +4,5% per quelli di secondo
livello; a cinque anni (2018) +1,5% per i laureati di secondo
livello. Le retribuzioni sono in generali superiori alla media
nazionale. A un anno dal titolo, i laureati di primo livello
dichiarano di percepire in media 1.399 euro, mentre per i
laureati di secondo livello la media sale a 1.484 euro
(rispettivamente +1,1% e +3,6% rispetto alla media nazionale). E
a cinque anni dal titolo, i livelli retributivi superano, in
media, i 1.800 euro mensili netti (superiori del 4% rispetto a
quanto dichiarato dal complesso dei laureati). Emerge però in
Lombardia una crescente difficoltà delle imprese nel reperimento
del personale. Ad esempio più di 1 azienda su 2 riferisce di
aver riscontrato difficoltà nel trovare profili Stem, in
particolare negli ambiti di ingegneria (63%) e tecnologia (55%).
"Nonostante una crescita dei contratti a tempo indeterminato,
aumenta in modo inequivocabile il divario tra domanda e offerta
- ha evidenziato la rettrice della Statale Marina Brambilla -.
Una distanza che dobbiamo colmare con risposte di sistema e
interventi integrati tra atenei, istituzioni e imprese".
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