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Per i laureati lombardi più occupazione e stipendi più alti

Per i laureati lombardi più occupazione e stipendi più alti

Lo rileva il Rapporto Mheo promosso da Statale e Bicocca

MILANO, 11 dicembre 2024, 11:56

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Crescono i contratti a tempo indeterminato per i laureati lombardi, con un 7% in più per chi si è laureato tra il 2017 e il 2023 alll'Università Statale di Milano e alla Bicocca. Inoltre nel 2023 il tasso di occupazione dei laureati lombardi a un anno dalla laurea (2022) è superiore alla media nazionale, così come le retribuzioni medie, che rendono la Lombardia la regione italiana che attrae maggiormente i laureati italiani.
    Sono alcuni dei risultati del Terzo Rapporto del Milan Higher Education Observatory (MHEO) "Dopo la laurea: gli sbocchi occupazionali dei laureati lombardi", promosso dall'Università degli Studi di Milano e dall'Università gli Studi di Milano-Bicocca in collaborazione con Unioncamere, Almalaurea, Università di Pavia e Deloitte.
    Rispetto al resto del Paese, la Lombardia si conferma una regione dove l'incrocio tra domanda e offerta di lavoro avviene velocemente. Gli esiti occupazionali risultano superiori rispetto al dato nazionale: a un anno dal titolo (2022), +4,1% per i laureati di primo livello e +4,5% per quelli di secondo livello; a cinque anni (2018) +1,5% per i laureati di secondo livello. Le retribuzioni sono in generali superiori alla media nazionale. A un anno dal titolo, i laureati di primo livello dichiarano di percepire in media 1.399 euro, mentre per i laureati di secondo livello la media sale a 1.484 euro (rispettivamente +1,1% e +3,6% rispetto alla media nazionale). E a cinque anni dal titolo, i livelli retributivi superano, in media, i 1.800 euro mensili netti (superiori del 4% rispetto a quanto dichiarato dal complesso dei laureati). Emerge però in Lombardia una crescente difficoltà delle imprese nel reperimento del personale. Ad esempio più di 1 azienda su 2 riferisce di aver riscontrato difficoltà nel trovare profili Stem, in particolare negli ambiti di ingegneria (63%) e tecnologia (55%).
    "Nonostante una crescita dei contratti a tempo indeterminato, aumenta in modo inequivocabile il divario tra domanda e offerta - ha evidenziato la rettrice della Statale Marina Brambilla -.
    Una distanza che dobbiamo colmare con risposte di sistema e interventi integrati tra atenei, istituzioni e imprese".
   

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