La rivista Frontiers in Space
Technology pubblica uno dei primi studi sulla farmacologia
spaziale ed è dell'università di Urbino (Uniurb). Lo studio è
stato condotto dal professor Piero Sestili e dalla dottoressa
Karen Barchetti dell'Uniurb, insieme ai colleghi dell'Università
Paris Cité, Pierre Boutouyrie e Audrey Derobertmasure. La
ricerca ha consentito di tracciare lo stato dell'arte delle
attuali conoscenze, prospettive e criticità riguardanti
l'utilizzo dei farmaci durante i voli spaziali, avvalendosi
anche di interviste qualificate a scienziati e medici della
Nasa, dell'Esa, a ricercatori del settore, flight surgeons (i
medici di terra) e astronauti.
Lo studio, ponendo l'accento su una serie di criticità della
farmacologia spaziale, ha suscitato l'immediato interesse della
comunità scientifica internazionale. Sono giunte infatti
richieste di collaborazione dalla Germania, dalla Spagna,
dall'Australia e dalla Nuova Zelanda. Continuando nel frattempo
la ricerca congiunta tra l'Uniurb e gli istituti francesi.
"Quello che ci è apparso da questo studio - spiega il professor
Sestili - è che le conoscenze sono ancora assai limitate,
principalmente a causa delle ovvie difficoltà nel condurre
ricerche sul campo - aggiunge - lo spazio è ostile a causa di
una serie di fattori come l'assenza di gravità, esposizione alle
radiazioni cosmiche, senza giorno, senza notte, e altro ancora -
afferma - tutto ciò rappresenta un rischio per la salute degli
astronauti, che va invece salvaguardata contando principalmente
sulla disponibilità di farmaci".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA