(ANSA) - GENOVA, 07 FEB - Il futuro del lavoro portuale farà
i conti con automazione e digitalizzazione dei terminal. Per non
perdere occupati la strada è attrezzarsi, con formazione e
specializzazione dei lavoratori per insegnare loro a usare le
nuove tecnologie. Se ne è parlato al convegno "Definire le
priorità per il futuro del lavoro portuale" alla Sala chiamata
del porto, organizzato dall'europarlamentare ligure Brando
Benifei (Pd) in collaborazione con l'Etf (Federazione europea
delle lavoratrici e dei lavoratori dei trasporti). E' d'accordo
il presidente dell'Autorità di sistema portuale del Mar ligure
Occidentale Paolo Emilio Signorini, che ricorda come
l'evoluzione tecnologica vada guidata per evitare "effetti
devastanti". Ed è anche l'opinione del console della Culmv,
Antonio Benvenuti. "L'automazione è ineludibile ma non
immediata, e ci sarà tempo di adattarsi. Intanto bisogna vedere
come si attuerà. A livello genovese il massimo di automazione
del Vte è quello espresso adesso. Poi potrà esserci Vado con una
semi automazione e Bettolo a Genova. Il nodo è la
riqualificazione dei lavoratori. Non posso condividere l'idea di
togliere i cinquantenni e sostituirli con giovani. Li
riqualifichiamo, siamo pronti" dice. Il sindaco Marco Bucci
spinge sulla tecnologia in porto. "Dobbiamo sviluppare tre
infrastrutture chiave per essere competitivi nel mondo: a mare,
a terra e digitale. E sulla piattaforma digitale possiamo essere
i leader". Serviranno "norme codificate a livello
internazionale" per certificare la formazione,sottolinea Andrea
Appetecchia, segretario generale della Fondazione italiana
scuola logistica portuale. "Bisogna anche vedere quanti
terminalisti hanno la forza finanziaria per sostenere gli
investimenti sull'automazione - aggiunge -. Oggi i porti
completamente automatizzati sono l'1% del totale della
portualità". Benifei ha concluso i lavori, cui hanno partecipato
anche il presidente di Assiterminal Luca Becce e i sindacati,
parlando di tutela: "La priorità deve essere la tutela del
lavoro anche tramite il rilancio di ambiziose politiche sociali
e della formazione che si affianchino a politiche di
investimento e infrastrutture nazionali ed europee". Per questo
servono "una nuova direttiva Ue sulla responsabilità sociale di
impresa" e un "fondo europeo che ammortizzi i costi legati alla
transizione sia tecnologica che ambientale". (ANSA).
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