"Ben oltre la fase dei tamponi
- osserva De Vincenzo - adesso è necessario individuare
precocemente e trattare il maggior numero possibile di pazienti
affetti da Covid per contenere il futuro contagio, evitare le
complicanze, limitare i ricoveri e salvare vite umane". Ma c'è
una nota dolente.
"Purtroppo - dice - ci sono giunti rumors da parte di
amministratori locali, cittadini e anche di operatori sanitari,
che paventano la possibilità di contagio da parte delle Usca
direttamente ai loro stessi colleghi di Ca e quindi alla
comunità. Se un medico attua tutte le misure idonee e necessarie
-sottolinea - le possibilità di infezione si riducono al minimo.
Il problema ancora una volta è solo culturale: il terrore
irrazionale che stigmatizza gli operatori che vengono anche solo
a contatto dei casi Covid è un atteggiamento intollerabile in
medici preparati e consapevoli, che attuino efficaci misure di
protezione individuale e sanificazione degli ambienti di lavoro.
Non dobbiamo guardarci dalle Usca - conclude - ma da chi non
rispetta le misure di distanziamento sociale, da chi, pur
indossandoli, non sa usare correttamente i dispositivi di
protezione, opportunamente diversificati in base alla categoria
di rischio".
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