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Odontoiatria 4.0 e Genomica: il futuro del nostro sorriso

Presso i centri IMI-EDN la salute di bocca e gengive passa per cure su misura, innovative e non invasive. Nemico numero uno la parodontite, che colpisce oltre una persona su due.

Curare il sorriso con terapie innovative e personalizzate, senza trapano né bisturi ma in modo solo minimamente invasivo; terapie basate su indagini microbiologiche e genomiche di ultima generazione (analisi biomolecolari) e sull’uso del laser e del microscopio (con funzione di guida precisa per indirizzare il trattamento laser – sistema denominato PERIOBLAST, Periodontal bio laser assisted therapy) per annientare batteri e virus annidati in profondità nei tessuti delle gengive e del parodonto, responsabili della parodontite, malattia che colpisce oltre una persona su due (60%) in Italia e nel mondo e che, se non trattata, rappresenta la prima causa di perdita di denti. La malattia, inoltre, compromette non solo la salute della bocca, ma può impattare anche su quella di tutto l’organismo essendo correlata a diverse gravi patologie, dal diabete all’Alzheimer.

È questo, in estrema sintesi, l’asse portante della vasta offerta terapeutica del gruppo International Microdentistry Institute - Excellence Dental Network (IMI – EDN), presente in Italia con cliniche dislocate da Nord a Sud in 22 città. Fondato dal dottor Francesco Martelli, il network IMI-EDN si pone, come obiettivo primario, di raggiungere rapidamente qualunque paziente e per questo ha cercato di collocarsi in maniera capillare sul territorio. E lo fa con un approccio fortemente tecnologico, scientifico e guidato da un esclusivo laboratorio di ricerca interno.
Il know how viene trasferito alle cliniche con una formazione continua del personale medico e paramedico erogata presso l’Istituto di Ricerca e Formazione in Microdentistry, polo di riferimento a livello mondiale che si avvale di un’esperienza clinica e formativa sviluppata in oltre 25 anni di attività.
Il network IMI-EDN ha portato nel presente la medicina del futuro, ovvero di precisione, personalizzata, predittiva e preventiva (medicina delle 4P).
La sua sfida principale, oltre naturalmente al trattamento di tutte le patologie del cavo orale, è, appunto, la lotta - con “armi hi-tech” - alla parodontite (in passato più comunemente nota come piorrea), una seria malattia gengivale che può portare – se non curata – a perdita dei denti.

La malattia

Epidemiologia

La parodontite riguarda a livello globale oltre un individuo su due (il 60% della popolazione adulta). I dati epidemiologici che fanno riferimento alle popolazioni dei paesi occidentali mostrano che l’incidenza della malattia parodontale tende ad aumentare con l’età. Colpisce circa il 30% dei soggetti di età compresa tra i 25 e i 29 anni e il 40% dei soggetti di età compresa tra i 30 e i 40 anni. Oltre il 50% dei soggetti con un’età compresa tra i 55 ed i 64 anni presenta almeno una tasca parodontale. Se si prende in considerazione la distribuzione delle tasche di dimensioni uguali o superiori ai 6 mm di profondità, circa il 50% degli individui di età oltre i 65 anni presenta almeno una tasca.
Caratteristiche principali della parodontite
Si tratta di una malattia complessa e di origine multifattoriale: tra i fattori di rischio vi sono sicuramente l’obesità, il fumo, il diabete, ma non si escludono predisposizioni genetiche individuali a contrarre la malattia. Il fumo costituisce un fattore di rischio fondamentale nella parodontite cronica, nella parodontite aggressiva nonché in quella refrattaria alla terapia. I fumatori hanno una probabilità approssimativamente triplicata di soffrire di parodontite grave rispetto ai non fumatori e l’efficacia delle terapie risulta dimezzata. Inoltre le condizioni parodontali del fumatore sono almeno quindici anni più avanzate dello stato parodontale di coetanei non fumatori. Anche in individui al disotto dei 40 anni di età, i fumatori mostrano parodontite e perdita di denti con incidenza doppia rispetto ai non fumatori.
La malattia è caratterizzata da un’infezione batterica che colpisce il “parodonto”, cioè l’insieme di strutture preposte al sostegno degli elementi dentali. La risposta infiammatoria causata da questa infezione provoca la distruzione di queste strutture di sostegno; per questo, se non viene trattata in maniera adeguata e tempestiva, la parodontite porta inevitabilmente nel tempo alla perdita dei denti.


Sintomatologia

Decorre spesso silente per anni o accompagnata da sintomi a cui non viene attribuita importanza, come il sanguinamento gengivale. Altri segni clinici della malattia sono l’abbassamento delle gengive con scopertura delle radici dei denti, l’alitosi, la mobilità dentale, la sensibilità diffusa al caldo e al freddo, lo spostamento degli elementi dentali. Il più delle volte questi campanelli d’allarme, soprattutto il primo che è anche il più importante perché consente di intercettare il problema prima che faccia danni irreversibili, vengono trascurati o non sono riconosciuti fino a quando è troppo tardi per poter salvare i denti.
Non a caso una vasta indagine pubblicata di recente sulla rivista Oral Diseases mostra che sono dieci in media i denti persi da un paziente con parodontite e che in circa un caso su due la diagnosi di malattia non viene effettuata prima dell’estrazione dentale.


Parodontite, i danni non si limitano alla bocca

La parodontite, inoltre, non si limita a fare danni nel cavo orale: negli ultimi anni in numerose ricerche scientifiche è risultata collegata a diverse malattie sistemiche, con meccanismi e dinamiche in gran parte ancora da approfondire. Ad esempio è ormai confermato da innumerevoli dati scientifici il legame tra piorrea e diabete, con una relazione biunivoca, ovvero chi ha il diabete ha un maggior rischio di ammalarsi di parodontite e viceversa. Inoltre la cura della parodontite migliora il controllo della glicemia nel diabetico e allo stesso modo tenere sotto controllo il diabete aiuta a ridurre il rischio di parodontite.
E non è tutto, la parodontite è stata collegata alle malattie cardiovascolari, probabilmente attraverso meccanismi molteplici che riguardano sia il quadro infiammatorio del paziente, sia la funzione vascolare. Curare la parodontite, infatti, si associa per esempio a una riduzione delle molecole (citochine) infiammatorie a livello sistemico.
La parodontite si associa anche alle patologie neurodegenerative, non a caso gli anziani con parodontite non trattata e segni di demenza senile hanno un declino cognitivo sette volte più rapido rispetto a quelli che ricevono un livello adeguato di trattamento parodontale. Inoltre di recente è stata dimostrata la presenza di batteri della parodontite nel cervello di pazienti con Alzheimer: in particolare in uno studio pubblicato da poco sulla rivista Science Advances si dimostra la presenza di Porphyromonas gingivalis (Pg), uno dei principali batteri della parodontite, nel cervello di pazienti con Alzheimer e anche delle tossine batteriche (una famiglia di proteine chiamate ‘gingipaine’) nelle loro cellule nervose, mostrando anche che i danni al cervello dei pazienti sono tanto più marcati quanto maggiore è la concentrazione delle tossine batteriche.
E vi sono importanti correlazioni anche tra la le patologie polmonari, renali, oculari, otorinolaringoiatriche, osteoporosi, nonché con ben 22 forme di tumore, tra cui il carcinoma del pancreas (che ha un rischio di insorgenza doppio nei malati di parodontite) e il carcinoma del colon-retto (che si associa quasi sempre alla presenza nel tratto di intestino interessato del Fusobacterium Nucleatum che è uno dei principali microrganismi causanti la parodontite).
La parodontite è infine collegata anche a problemi di concepimento e infertilità femminile, come dimostrato da vari studi scientifici, tra cui uno condotto qualche anno fa presso la Western University of Australia su un campione di 3mila donne in cui si dimostra che quelle affette da parodontite hanno impiegato in media sette mesi per rimanere incinte contro i cinque delle donne "sane". Anche il Ministero della Salute ha emesso in merito al problema, nel 2014, un importante documento con delle raccomandazioni per la promozione della salute orale in età fertile e prima di una gravidanza.
Infatti gli effetti della parodontite nell’inizio e negli sviluppi di una gravidanza, possono essere diversi e dovuti alla capacità dei batteri parodontali e delle loro tossine di entrare in circolo, passare il filtro placentare e concentrarsi nel liquido amniotico ritardando lo sviluppo del feto fino a portare a un parto pretermine e alla nascita di bambini sottopeso. La parodontite non trattata è stata inoltre associata a poli-abortività precoce (nel primo trimestre di gravidanza).
Restano per lo più da scoprire i complessi meccanismi che ruotano dietro l’origine della parodontite e le sue ricadute a livello della salute generale della persona. È solo di recente che si è andato delineando il ruolo chiave del ‘microbiota’ (l’insieme delle popolazioni di microrganismi in simbiosi col nostro corpo) che popola i vari distretti del nostro organismo (ad esempio nella bocca, nell’intestino e sulla pelle) cooperando al suo corretto funzionamento e, in caso di disequilibrio (disbiosi) contribuendo allo sviluppo di malattie. Non a caso sono sempre più evidenti le correlazioni tra il microbiota del cavo orale e l’insieme di microrganismi che popola, ad esempio, l’intestino e il tratto uro-genitale. Per tutti questi motivi è indispensabile curare e, ancor meglio, prevenire l’insorgenza di questa malattia nella maniera corretta.


Infografica Sintomi parodontite


L’offerta dei centri IMI-EDN

Presso i centri EDN tecniche diagnostiche di ultima generazione, che permettono di personalizzare e rendere più efficaci le cure

Una delle maggiori difficoltà con la quale i clinici si sono scontrati finora è la problematicità di trattare un'infezione così complessa, causata da famiglie di batteri gram-negativi e “anaerobi” (microrganismi che possono o devono vivere in carenza di ossigeno), senza strumenti diagnostici di semplice utilizzo. Questa criticità, che in passato ha fatto sì che lo studio della microflora sub-gengivale fosse appannaggio esclusivo dei centri di ricerca, è oggi superata grazie all'introduzione di test bio-molecolari a basso costo e di semplice e veloce esecuzione per tutti, in grado di studiare il DNA dei microrganismi estratti dalla saliva del paziente.


Il nuovo approccio diagnostico e terapeutico

Le cliniche IMI-EDN si avvalgono di vari test di tipo microbiologico e genetico utili a delineare la mappa della bocca di ogni paziente e il successivo iter terapeutico da seguire per giungere alla remissione della malattia.
In particolare, il Test Microbiologico serve a individuare la percentuale di batteri patogeni sui batteri totali presenti in bocca e il gruppo di appartenenza degli stessi mentre il Test Genetico identifica la predisposizione personale a contrarre la malattia parodontale. In base alla percentuale di rischio - basso, intermedio, alto, molto alto - viene programmata per ciascun paziente una terapia utile a restituire un equilibrio fra “batteri buoni”, “batteri cattivi” e sistema immunitario dell'ospite, compatibile con la salute orale.
Lo screening sistematico dei pazienti per mezzo di tali test, in aggiunta al confronto dei risultati prima e dopo la terapia, e l'introduzione di trattamenti fotodinamici laser-assistiti (il cuore di PERIOBLAST), in grado di distruggere batteri e virus anche in quelle aree dove né gli antibiotici, né gli antisettici erano in grado di operare efficacemente, mettono oggi il clinico in grado di attuare terapie più efficaci e di verificarne la riuscita attraverso i dati di laboratorio.


La terapia con microscopio e laser Periodontal bio laser assisted therapy

La terapia non invasiva biologicamente guidata si pone come obiettivo l'eliminazione dei batteri, causa principale della parodontite. È una terapia primariamente non chirurgica che si attua grazie all’utilizzo del microscopio operatorio, che permette di pulire in profondità le radici dei denti anche senza dover incidere i tessuti. In questa prima fase si eliminano completamente dai denti e dalle tasche parodontali tartaro e placca, terreno fertile per il proliferare dei batteri. Successivamente sedute di laser terapia distruggeranno i batteri annidati nei tessuti circostanti il dente e, grazie all’azione biostimolante del laser, ne favoriranno anche la rigenerazione.
Un'altra importante peculiarità di questa terapia è che i pazienti rispondono alle cure anche in assenza di antibioticoterapia (che è lo standard di cura oggi insieme ai richiami di igiene): aspetto non secondario per evitare di creare ceppi di batteri resistenti, come raccomanda l'OMS.
Questo protocollo terapeutico è in grado di curare con successo, grazie all'impiego combinato di laser ad alta potenza, microscopio operatorio e test biomolecolari, tutte le forme di parodontite, indipendentemente dalla flora batterica coinvolta, dalla predisposizione individuale, dagli stili di vita del paziente e dalla capacità ed esperienza dell'operatore.
L'utilizzo del microscopio - La terapia non invasiva microbiologicamente guidata si caratterizza per l'obbligatorietà dell'utilizzo sistematico e in tutte le fasi del lavoro odontoiatrico del microscopio operatorio. Il microscopio consente all'odontoiatra di vedere dettagli che sfuggono alla semplice vista a occhio nudo.
L'utilizzo del laser - L'impiego del laser in odontoiatria in alternativa al bisturi, al trapano e a protocolli chirurgici assicura un trattamento meno invasivo, meno doloroso, più preciso e dai risultati migliori. I diversi tipi di laser, in abbinamento agli strumenti e ai protocolli convenzionali, possono essere utilizzati ed integrati in tutte le aree dell'odontoiatria (chirurgia orale, implantologia, parodontologia, conservativa, estetica dentale, endodonzia), tenendo comunque conto delle loro peculiarità e delle loro differenze applicative.
Tanti i vantaggi della terapia con microscopio e laser: Perioblast non sempre necessita di anestesia; elimina immediatamente il sanguinamento delle gengive e l'alitosi; elimina i disagi dovuti all'intervento chirurgico; riduce e/o elimina la mobilità dei denti; chiude le tasche parodontali; rigenera parzialmente i tessuti parodontali: osso e legamento; mantiene in funzione molti più elementi dentali; consente una facile risoluzione delle recidive (ricadute).


Efficacia di Perioblast, dimostrata scientificamente

Nel 2016 sulla prestigiosa rivista "European Journal of Clinical Microbiology and Infectious Diseases" è stato pubblicato uno studio sull'efficacia di questo protocollo.
Lo studio è stato condotto dai ricercatori IMI-EDN secondo un protocollo ben definito, e su un dataset costituito dai dati clinici (sanguinamento, profondità di tasca e suppurazione) e dai risultati dei test microbiologici di circa 3.000 pazienti e 14.000 tasche parodontali. Le conclusioni dello studio dimostrano per la prima volta l’efficacia a lungo termine (24 mesi di osservazione) del protocollo terapeutico.
Tale ricerca consta anche di un'importante sezione di metagenomica in cui è stato sequenziato l'intero microbioma del cavo orale di tre gruppi di pazienti, evidenziando batteri finora mai correlati alla malattia parodontale, ma associati a importanti patologie sistemiche.


In sintesi, un approccio personalizzato e di precisione

Il parallelo progresso delle conoscenze scientifiche riguardanti il sistema immunitario e la diversa tipologia di risposta infiammatoria che ogni singolo paziente mette in atto nei confronti dell'infezione parodontale, consente oggi di elaborare strategie personalizzate, che tengono quindi conto della genetica del paziente, sia in termini di prevenzione, sia di terapia.
Questo nuovo approccio non invasivo biologicamente guidato, basato su dati oggettivi di laboratorio, e finalizzato alla risoluzione definitiva dell'infezione mediante un vero e proprio trattamento biologico dell'ecosistema orale, permette di gestire con successo anche i casi aggressivi di parodontite, quelli a insorgenza precoce, e refrattari alle tradizionali strategie terapeutiche, in grado di portare all'edentulismo anche persone molto giovani.
Grazie all'incrocio dei dati relativi all'infezione e alla genetica del paziente è possibile definire linee guida di trattamento, con la consapevolezza che le varianti geniche - le quali codificano l'attività delle cellule immunitarie (i globuli bianchi) e delle molecole (citochine) infiammatorie - possano influenzare l’eliminazione o la persistenza dei batteri patogeni nelle aree sotto-gengivali e di conseguenza i risultati terapeutici. Questa nuova disciplina viene definita in letteratura Infetto-genomica Parodontale.


Laser terapia e cura parodontite


IMI-EDN Offerta assistenziale, non solo la parodontite

Oltre alle classiche patologie del cavo orale, nelle cliniche del network sono inoltre trattate quotidianamente tutte le patologie collegate alla parodontite: infiammatorie, autoimmuni e degenerative. In particolare l’osteoporosi, che spesso è diagnosticata presso i centri IMI EDN precocemente, con un conseguente ripristino metabolico di tutti i nutrienti coinvolti nel processo della salute dell’osso.


Nelle cliniche si realizzano inoltre protesi dentali in CAD/CAM (impiego congiunto e integrato di sistemi software per la progettazione assistita da computer - Computer-Aided Design, CAD - e fabbricazione assistita dal computer - Computer-Aided Manufacturing, CAM) con un approccio tecnologico full digital con scanner, fresatori e stampanti 3D di ultima generazione grazie ai protocolli di lavoro dell’Industria 4.0.


Testimonianza sig. Roberto Conte