In Balcani maggior concentrazione rientri foreign fighter
Su oltre mille partiti circa 460 tornati a casa o rimpatriati
12 agosto, 15:50Su oltre 1.000 combattenti stranieri, tra cui uomini, donne e minori provenienti da Kosovo, Bosnia ed Erzegovina, Macedonia del Nord, Albania, Serbia e Montenegro, che dal 2012 hanno trascorso del tempo in Siria e Iraq, circa 500 sono ancora nell'area, compresi i bambini nati nel teatro di guerra. Secondo il rapporto, almeno 260 sono i cittadini balcanici morti in combattimento, mentre altri 460 sono gradualmente tornati a casa o sono stati rimpatriati nel corso degli ultimi anni. Il numero di persone di origine balcanica che ha trascorso del tempo in Siria e in Iraq è cresciuto fino a circa 1.225 unità col passare del tempo, considerando le nascite di bambini di foreign fighters in Siria e Iraq. "I 'bambini del califfato', compresi quelli dei Balcani occidentali, rappresenteranno probabilmente una sfida a lungo termine con implicazioni per la sicurezza nazionale", afferma lo studio.
E' stato il Kosovo a contribuire in maniera più consistente al contingente di combattenti stranieri nei Balcani, con il maggior numero di uomini dai Balcani partiti per Siria e Iraq con in tasca il passaporto del Kosovo (256), mentre la Bosnia ed Erzegovina ha contribuito con il maggior numero di donne (61) e minori (81).
Secondo dati ufficiali citati dal rapporto, circa 460 persone della regione sono tornate in patria nei Balcani dalla Siria e dall'Iraq, 242 solo verso il Kosovo. "In confronto, i Paesi dell'Unione Europea, con una dimensione cumulativa della popolazione di 500 milioni, hanno ricevuto" solo "circa 1.500 rimpatriati", si legge nella ricerca.
I ritorni di foreign fighter nei Balcani rappresentano una "sfida di sicurezza a lungo termine, aggravata da risorse inadeguate e dalla minaccia rappresentata dai militanti jihadisti locali", conclude il rapporto. (ANSA).