Per Europa più facile rinunciare al carbone che al gas russo
Da Mosca il 45% delle importazioni europee
06 aprile, 16:08UNA MANNA PER LA RUSSIA -La Russia è un importante produttore di combustibili fossili e lo scorso anno le entrate derivanti da petrolio e gas hanno rappresentato il 45% del bilancio federale, secondo dati dell'Agenzia internazionale per l'energia. Per questa ragione il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha esortato l'Ue a smettere di acquistare energia da Mosca, in modo che "la Russia non abbia più soldi per questa guerra". La Russia ha esportato quasi 5 milioni di barili al giorno di petrolio nel 2020, di cui la metà è andata a paesi europei, in particolare Germania, Paesi Bassi e Polonia, secondo dati Usa. Gli Stati Uniti, uno dei principali produttori di energia, hanno imposto un embargo sulle fonti energetiche russe, petrolio incluso. Ma finora sul tavolo in Europa c'è solo una proposta da parte della Ue per vietare le importazioni di carbone, anche se quest'anno Bruxelles ha detto di mirare a ridurre di due terzi gli acquisti di gas russo.
IL CARBONE SI PUÒ RIMPIAZZARE - La Russia detiene il 15% delle riserve mondiali di carbone, secondo il rapporto annuale di BP sull'energia globale. Alcuni paesi europei come Germania e Polonia dipendono soprattutto dalla Russia per il carbone, utilizzato per produrre elettricità. La tendenza nell'Ue è di abbandonare il carbone, inquinante, come fonte per la produzione di energia: il consumo di combustibili fossili solidi è sceso così da 1,2 miliardi a 427 milioni di tonnellate tra il 1990 e il 2020, secondo stime del think tank Bruegel, con sede a Bruxelles. Mentre gli europei chiudevano le loro miniere sono tuttavia diventati più dipendenti dalle importazioni. L'Ue ha acquistato 40 milioni di tonnellate di carbon-fossile russo nel 2020 (il 54% delle importazioni) rispetto agli 8 milioni di tonnellate del 1990 (7%). Ma la Germania prevede di rinunciare al carbone russo entro il prossimo autunno. "Il carbone russo può essere sostituito perché i mercati globali sono ben forniti e flessibili", ha osservato Bruegel. Altri grandi produttori di carbone includono gli Stati Uniti, da dove l'Ue importa oggi il 17,5% del carbone o l'Australia, che rappresenta il 16% degli acquisti dell'Unione. Tra le altre opzioni ci sono Sudafrica o Indonesia.
SOSTITUIRE IL PETROLIO RESTA POSSIBILE - La Russia è il più grande esportatore mondiale di petrolio e fornisce oltre il 25% del greggio per l'Ue, secondo dati Eurostat. Nei primi sei mesi del 2021, la Russia ha fornito il 75% del greggio a Bulgaria, Slovacchia, Ungheria e Finlandia. "In linea di principio, sostituire il petrolio russo sarà più facile che sostituire il gas russo" perché le importazioni avvengono via nave e non attraverso infrastrutture come gli oleodotti, ha scritto Bruegel. Gli esperti hanno fatto riferimento anche al fenomeno dei "vasi comunicanti": i barili russi potrebbero essere alla fine venduti in Cina, sostituendo quelli mediorientali, che sarebbero così a disposizione dell'Europa. Ma la Russia esporta anche 1,5 milioni di barili al giorno di diesel, da cui l'Europa è molto dipendente. Un embargo "rappresenterà un vero problema per il diesel", ha avvertito il ministro francese per la Transizione ecologica Barbara Pompili. Se c'è un embargo, sarà necessario trovare altre fonti di diesel, e non solo di petrolio greggio. Il colosso energetico francese TotalEnergies prevede di importare petrolio dalla sua raffineria saudita.
SCELTA COSTOSA - La Russia esporta gas in Europa attraverso una rete di gasdotti. Con 155 miliardi di metri cubi importati ogni anno, il gas russo rappresenta il 45% delle importazioni a livello Ue e soddisfa quasi il 40% del fabbisogno per quanto riguarda i consumi. Un potenziale embargo su tutta l'energia russa continua a dividere l'Europa, perché alcuni stati sono più dipendenti di altri, come la Germania, dove il 55% del gas proviene dalla Russia. "Le consegne di gas russo non sono sostituibili" e interrompere i flussi "danneggerebbe più noi della Russia", ha avvisato il ministro delle Finanze tedesco Christian Lindner. Secondo Eurostat, l'anno scorso il gas russo rappresentava il 75% delle importazioni di dieci paesi Ue - Austria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Ungheria, Lettonia, Romania, Slovacchia e Slovenia. Gli stati baltici hanno smesso di importare gas russo questo mese e stanno utilizzando le loro riserve. Privandosi completamente del gas russo, l'Europa avrebbe difficoltà a rifornire i suoi depositi di gas in vista del prossimo inverno. Gli esperti affermano che l'Europa potrebbe sostituirlo solo in parte aumentando le importazioni da altri paesi, anche sfruttando il gas naturale liquefatto (GNL) che arriva via nave. Potrebbe quindi essere necessario ridurre il consumo di gas anche limitando la produzione di alcune industrie. Il Consiglio di analisi economica (CAE) francese, un organismo incaricato di offrire pareri d'indirizzo a Parigi, ha calcolato che un embargo sull'energia russa - gas incluso - costerebbe alla Germania tra lo 0,3 e il 3% del suo Pil. E "Lituania, Bulgaria, Slovacchia, Finlandia o Repubblica Ceca potrebbero subire cali del reddito nazionale tra l'1% e il 5%", ha aggiungo il CAE. (ANSA-AFP).