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Occidente 'sacrificò' Srebrenica per pace a tutti i costi

Rivelazioni dell'Observer gettano nuove luce su fatti 1995

08 luglio, 12:16

di Stefano Giantin

 

(ANSA) - TRIESTE - Un'indagine inedita, basata su documenti che raccontano la caduta dell'enclave di Srebrenica, cablogrammi diplomatici declassificati, interviste esclusive e testi di interrogatori e deposizioni al Tribunale penale internazionale per l'ex Jugoslavia (Tpi), dimostrerebbe che l'Occidente avrebbe avuto una grande responsabilità nel più grave massacro compiuto su suolo europeo dal 1945 a oggi. La rivelazione, basata sulle carte raccolte in oltre 15 anni di ricerche da Florence Hartmann, ex corrispondente di Le Monde e già portavoce del Tpi, è stata fatta dall'Observer, edizione domenicale del Guardian.

Come si legge su un articolo d'anticipazione pubblicato ieri sera sul sito internet del quotidiano inglese, "la caduta di Srebrenica in Bosnia, 20 anni fa, fu un elemento chiave della strategia portata avanti dalle tre maggiori potenze occidentali - Gran Bretagna, Stati Uniti e Francia - e non un evento inatteso e scioccante, come a lungo si è creduto". Strategia per "la pace a ogni costo", che ebbe tuttavia come effetto collaterale il massacro di oltre 8 mila maschi bosniaco-musulmani a Srebrenica, nel luglio del 1995, per mano dei soldati serbo-bosniaci comandati da Ratko Mladic.

Secondo l'inchiesta, infatti, i governi inglese, francese e americano concordarono sul fatto che Srebrenica e altre due 'safe area' protette dall'Onu sarebbero state indifendibili molto prima che Mladic fosse sul punto di entrare nell'enclave.

Ed erano persino disposti "a cedere Srebrenica ai serbi in cambio di una mappa" dei territori da spartire in Bosnia per raggiungere la pace che potesse essere "accettata dal presidente serbo, Slobodan Milosevic". Come emergerebbe dai documenti su cui si basa il duro atto d'accusa, le potenze occidentali avrebbero tuttavia dovuto essere al corrente della cosiddetta 'Direttiva 7', che prevedeva "la rimozione permanente" dei musulmani bosniaci dalle 'safe area' e delle parole pronunciate da Mladic all'assemblea serbo-bosniaca ("la mia preoccupazione è che (i musulmani) svaniscano completamente") e quelle di Radovan Karadzic, il leader politico dei serbi di Bosnia, che aveva promesso "sangue fino alle ginocchia se il suo esercito avesse preso Srebrenica.

 

Mentre le truppe serbo-bosniache avanzavano verso Srebrenica, l'Occidente non fu comunque in grado di comprendere i segnali che parlavano di una imminente caduta della cittadina. Fatto ancora più grave, quando la situazione fu più chiara, l'Onu fece arrivare nella zona 30 mila litri di gasolio, che furono però utilizzati dai serbi come combustibile per i mezzi che trasportarono le vittime verso la mattanza e poi verso le fosse comuni. Quando il massacro era ormai all'apice, infine, negoziatori occidentali incontrarono Mladic e Milosevic, senza tuttavia toccare il tema dello sterminio, anche se cablogrammi Usa declassificati dimostrano che "la Cia stava osservando quasi in diretta attraverso i satelliti" l'orrore in corso tra le colline della Bosnia, si legge sul sito del Guardian.

 

"Le potenze occidentali - ricorda tuttavia l'articolo - non potevano immaginare le dimensioni del massacro che sarebbe seguito, ma le prove dimostrano che erano consci, o avrebbero dovuto esserlo, della dichiarata intenzione di Mladic di far 'svanire completamente' la popolazione musulmana dell'intera regione". E da Srebrenica in particolare. (ANSA).

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