Appello tre organizzazioni, supportare scienziati a rischio
Unesco-Twas, InterAcademy Partnership e Intern.Science Council
20 aprile, 13:00Per l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR), nel mondo nel 2021 sono state più di 84 milioni le persone costrette ad abbandonare il proprio paese, fra queste moltissimi scienziati, medici, ingegneri, studiosi con formazione tecnica avanzata. Persone che sono "un'inestimabile risorsa per la comunità scientifica mondiale, depositari di conoscenze, sistemi e dati scientifici la cui perdita ha conseguenze gravi per il mondo scientifico e per la società nel suo insieme".
Il presidente di Unesco-Twas, Mohamed Hassan, dal Sudan, auspica che "competenze e formazione degli accademici e scienziati migranti e rifugiati non vadano sprecati, e che gli scienziati conservino e sviluppino le loro competenze, per il loro bene e quello dei paesi di origine e dei paesi ospitanti". Uno sforzo al quale TWAS lavora dal 2017, lanciando nel marzo 2021 l'iniziativa "Science in Exile". Per Sir Richard Catlow, Co-Presidente di IAP ed ex-Segretario agli Esteri della Royal Society UK, l'obiettivo è "costruire un movimento internazionale che favorisca la protezione di questi accademici, per migliorare la scienza e contribuire allo sviluppo dell'umanità". La ragione la spiega la Principessa Sumaya bint El Hassan, Ambasciatrice UNESCO e relatrice oggi: "La scienza è risorsa comune a tutta l'umanità, che può contribuire a ricostruire comunità, economia, ambiente. Proteggere comunità scientifiche danneggiate nelle regioni in crisi è essenziale per un processo di recupero e ricrescita". Sir Peter Gluckman, presidente ISC, segnala i danni causati dal "conflitto in corso in Ucraina".
La Dichiarazione di Science in Exile definisce sei impegni principali: preservare le fondamenta della scienza e salvaguardare indagine, ricerche, dati e istituzioni scientifiche; proteggere e sostenere gli scienziati e il loro lavoro; sostenere gli scienziati a rischio, migranti e rifugiati; sviluppare meccanismi per riconoscere capacità, conoscenze, titoli degli scienziati a rischio, migranti e rifugiati; proteggere la futura generazione di scienziati; ricostruire i sistemi scientifici nazionali all'indomani di conflitti o disastri. La Dichiarazione, già firmata da 15 organizzazioni, da oggi potrà essere siglata da università, accademie, governi.
(ANSA).