Nel giorno della prima medaglia d'oro del Guatemala nella storia delle Olimpiadi, arriva un altro argento per l'Italia.
Lo conquista Silvana Maria Stanco, azzurra nata in Svizzera perché suo padre Donato dopo il terremoto in Irpinia perse tutto e fu costretto ad emigrare. Lì è nata, a Winterthur, Silvana Maria che adesso piange di gioia nelle braccia della sorella Cristina, per quella medaglia così a lungo inseguita e finalmente ottenuta.
Ha riscattato l'amara delusione del 2016, quando fu lei a conquistare la carta olimpica per l'Italia ma poi per i Giochi di Rio l'allora ct Albano Pera le preferì Jessica Rossi. Che c'era anche oggi, ma non è andata al di là del nono posto.
Ma Rio 2016 fa pensare anche alla vincitrice di oggi, la 29enne guatemalteca Adriana Ruano Oliva, la 'tiratrice di Dio' in quanto religiosissima, praticamente una versione al femminile di Giovanni Pellielo. All'Olimpiade carioca c'era anche lei, nei panni di assistente al settore tiro del comitato organizzatore. Chissà che effetto le ha fatto passare dal ruolo di volontaria a quello di campionessa olimpica, lei che nel frattempo ha gareggiato a Tokyo piazzandosi 26/a. Quest'anno, invece, in Coppa del mondo a Lonato del Garda è stata 21/a. Questo per dire che veniva considerata, a dir tanto, una outsider e invece ha compiuto l'impresa della vita perché, come ammette anche la Stanco, "Adriana era imbattibile".
A spronare questa ex ginnasta costretta a lasciare lo sport preferito per un grave infortunio è stato anche il risultato ottenuto ieri, il bronzo, dal connazionale Jean Pierre Brol Cardenas nella gara maschile. Lei ha fatto decisamente meglio, anzi il massimo. La Stanco, invece, è andata avanti con il proprio passo, non perdendo mai la concentrazione, che è il suo segreto, anche quando ha sbagliato il terzo piattello della seconda serie e l'ultimo della terza, mentre era in piena lotta con l'australiana Smith (alla fine bronzo) e la spagnola Molne Magrina per i piazzamenti immediatamente dietro all'irraggiungibile tiratrice del Centroamerica.
Non sarà stata perfetta Silvana Maria, ma oggi, fin dall'ultima fase delle qualificazioni, si è capito che era in giornata e nella finale a sei non ha fatto altro che confermarsi, rimanendo fredda quando le altre cominciavano a sbagliare. E così è stato argento, "un'emozione veramente unica, una cosa fuori dal normale. Ancora non capisco bene cosa ho fatto, comunque posso dire che ho lottato su ogni piattello, poi quando siamo rimaste in tre e ho capito che avrei preso una medaglia mi sono 'scaricata' moltissimo anche se volevo ancora combattere". E' un secondo posto che per l'azzurra è anche una rivincita sulla finale di Tokyo: "Fui quinta - ricorda - e rimasi molto delusa. Mi dissi che non potevo rimanere così, e che dovevo lavorare su me stessa. L'ho fatto tanto, anche a livello mentale". La dedica è per la famiglia, in particolare il padre Donato che l'ha iniziata al tiro, e "per l'Italia, perché noi veniamo da una cultura del tiro molto importante e ora ho l'onore di aggiungere una medaglia a un palmares impressionante". Ma c'è un po' d'Italia anche nell'oro di Ruano Oliva, che prima dei Giochi ha trascorso un lungo periodo di allenamenti nel Tav Giorgio Rosatti a Ponso, provincia di Padova. E ora ha promesso di tornare per fare festa anche lì.
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