"Belli e bravi, Tamberi e Jakobs, ma anche gli altri azzurri: dalla Sibilio alla Bogliolo. L'atletica italiana aveva bisogno di rimettere dei puntini sulle 'i' e ha dimostrato che c'è". Sara Simeoni, oro nel salto in alto alle Olimpiadi di Mosca, nel 1980, al telefono con l'ANSA, non riesce a nascondere la propria emozione dopo avere assistito alle imprese degli azzurri a Tokyo.
"Il fatto che Tamberi sia riuscito a riportare il salto in alto sul podio olimpico, è una cosa che mi ha fatto veramente piacere - aggiunge la Simeoni - Proprio lui che si era perso le Olimpiadi di Rio. La gara è stata avvincente, mi sono emozionata: era da tanto che non mi capitava. A seguire è arrivato l'oro di Jabobs. Non c'è stato nemmeno il tempo di elaborare la gioia per l'imprensa nell'alto. Jacobs è una ragazzo con delle potenzialità enormi, non era facile restare concentrati come ha fatto lui dopo avere migliorato il record europeo nei 100. Complimenti a lui per come si è saputo gestire.
Nella gara più veloce, peraltro, non era mai capitato all'Italia". Come a Mosca nel 1980, ai tempi dei Giochi del boicottaggio da parte degli Usa, oro all'Italia nel salto in alto (Simeoni) e nella velocità (Pietro Mennea nei 200). "Un parallelismo si può fare - ammette Sara - anche se manca un altro oro, perché a Mosca, assieme al nostro, ci fu il trionfo di Damilano nella marcia".
Dal punto di vista tecnico, il Tamberi di Tokyo è stato impeccabile. "Mi è piaciuto molto - spiega l'olimpionica veronese - ha commesso solo un piccolo errore, e il padre glielo ha ricordato, perché doveva stare più calmo nella rincorsa quando ha fatto cadere l'asticella. La rincorsa nello stile Fosbury è veloce, ma bisogna gestirla senza esagerare. Bisogna trovare l'equilibrio fra dinamismo e salto, altrimenti il rischio di farsi male c'è. Tamberi, comunque, è stato bravo a rifarsi".