(ANSA) - ROMA, 15 GIU - Dieci anni fa, il 10 giugno 2010, la
Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu) condannava le
autorità russe per aver negato il riconoscimento giuridico alla
confessione dei Testimoni di Geova e per avere represso la loro
libertà di culto sulla base di accuse rivelatesi infondate. La
"storica sentenza", ricorda la Congregazione, "ordinava alla
Russia di ripristinare la registrazione dell'Associazione dei
Testimoni di Geova di Mosca, che era stata arbitrariamente
revocata nel 2004, e di pagare una multa".
Nella sentenza la Corte Europea affermava che i Testimoni di
Geova sono una "nota confessione cristiana" e dichiarava che nei
loro riguardi le autorità russe "non avevano agito in buona fede
e avevano trascurato il loro dovere di essere neutrali e
imparziali", in violazione della libertà religiosa riconosciuta
dal diritto internazionale.
"Il riconoscimento giuridico che, in applicazione della
sentenza Cedu, fu poi concesso ai Testimoni solo nel 2015 venne
nuovamente revocato dalla Corte Suprema russa con la sentenza
del 20 aprile 2017. Questa nuova violazione del diritto
internazionale ha dato inizio a una vera persecuzione religiosa.
A distanza di dieci anni dalla storica sentenza della Cedu, gli
oltre 170mila Testimoni di Geova in Russia sono duramente
perseguitati, e talvolta perfino torturati, sulla base delle
stesse accuse che la Corte Europea aveva dimostrato infondate
nel 2010", ricordano i Testimoni di Geova.
L'opposizione subita in Russia dalla comunità dei Testimoni
di Geova segnala la "misura del rispetto dei diritti di libertà
nella Federazione. Il decennale della sentenza Cedu è
l'occasione per la comunità internazionale di riflettere
sull'efficacia di tali importanti pronunce e sul dovere dei
paesi di conformarsi alle norme generali di diritto
internazionale".
A tale proposito il Prof. Vladimiro Zagrebelsky, giudice
della Corte Europea dei Diritti dell'Uomo all'epoca della
sentenza afferma: "La libertà religiosa è assicurata dalla
Convenzione europea dei diritti umani e comprende la libertà di
credere e di non credere, di cambiare religione o credo, di
manifestare la propria religione o credo in privato e in
pubblico, con i riti, l'insegnamento e la pratica. La neutralità
dello Stato e l'assenza di preferenza per una religione o
l'altra sono condizioni essenziali della libertà religiosa, così
come il riconoscimento giuridico delle associazioni religiose. I
Testimoni di Geova da tempo incontrano nella Federazione russa e
anche altrove gravi difficoltà nell'esercizio della libertà
assicurata dalla Convenzione. È auspicabile che gli organi del
Consiglio d'Europa siano attivi nel vigilare sulla corretta
esecuzione delle sentenze della Corte europea e, in generale,
sulla garanzia delle libertà previste dalla Convenzione".
(ANSA).