E' uno scenario inquietante - a proposito dell'impatto sulla vita delle persone e delle conseguenze drammatiche per le famiglie, a causa delle difficoltà socio-economiche generate dalla pandemia - quello che emerge dal convegno promosso a Roma dalla Consulta Nazionale Antiusura. Le stime aggiornate della Consulta, spiega infatti nel suo messaggio il segretario generale della Cei, mons. Stefano Russo, "parlano di circa 2 milioni di famiglie in sovra-indebitamento e altre 5 milioni appena 'sopra-soglia', cioè in equilibrio precario tra reddito disponibile e debiti 'ordinari'".
Di queste, "circa 800mila persone o 350mila famiglie sono nell'area dell'usura". Con realismo, denuncia Russo, si può stimare che lo shock della pandemia abbia fatto lievitare complessivamente fino ad almeno 6 milioni il numero di famiglie in varia graduazione di sofferenza: da quelle pressate da uno stato d'insolvenza finanziaria o creditizia a quelle via via più esposte alla trappola dell'usura".
"Anche le aziende sono a rischio di usura, soprattutto per la pandemia: 40.000 (dato Confcommercio) potrebbero finire in mano alla criminalità organizzata", sottolinea ancora il numero due della Cei, per il quale le Fondazioni riunite nella Consulta Nazionale Antiusura "sono un campanello d'allarme": "quanti stanno già ricorrendo a prestiti usurai che alimentano le mafie e la corruzione nel Paese?".
"Sappiamo che l'usura - constata mons. Russo - è un fenomeno le cui dimensioni non sono quantificabili a causa dell'ampiezza della domanda e dell'offerta. È un fenomeno ancora sommerso con pochissime denunce in tutta Italia". Il problema, insomma, "è alquanto complesso e richiede una presa di coscienza attenta e consapevole. Soprattutto da chi ha responsabilità perché si eviti che chi versa in difficoltà sia costretto a rivolgersi a usurai senza scrupoli".
In questo quadro, "possiamo immaginare una reazione corale, virtuosa ed efficace?", chiede, rimarcando che "diversi soggetti stanno già operando in tal senso, e ne abbiamo riscontro dall'impegno e dalla dedizione delle istituzioni sanitarie, dalle decisioni assunte da varie istituzioni politiche, dalle risposte generose che giungono dalle realtà educative, da tante amministrazioni locali, dal volontariato, dalle stesse comunità cristiane che, con generosità, si sono attivate per stare accanto a chi è nel bisogno". In momenti come questi "si avverte, inoltre, l'urgenza di tutelare con particolare cura i soggetti più deboli e fragili, coloro che magari già prima della pandemia sperimentavano povertà, sofferenze, solitudini, emarginazione, tutte situazioni aggravatesi proprio con l'avvento del Covid", aggiunge mons. Russo.
Da qui "l'invito a intraprendere azioni che aiutino a superare questa fase senza costringere le prossime generazioni a portare il peso di pesanti debiti, non solo finanziari, accumulati nell'attuale emergenza".
Auspicando infine l'opportunità di "stringere alleanze e reti collaborative tra Istituzioni e Organismi, impegnati su obiettivi comuni", il segretario Cei vede positivamente come "per il futuro si possa attivare sempre più una proficua collaborazione" fra le associazioni antiusura e le Caritas locali, "nel segno di quella prossimità, che vi vede spesso in contatto con le ferite profonde dell'umanità del nostro tempo".