(di Fausto Gasparroni)
(ANSA) - ROMA, 23 MAR - "Una volta esaurite tutte le
possibilità di un pacifico accomodamento", nel caso di
un'aggressione "non si potrà negare ai governi il diritto di una
legittima difesa". E la responsabilità di tale legittima difesa
"può indurre anche altre nazioni a sostenere e aiutare la
resistenza del popolo aggredito".
Rifacendosi a capisaldi della dottrina come la Costituzione
conciliare 'Gaudium et Spes' e lo stesso Catechismo della Chiesa
cattolica, il teologo morale monsignor Mauro Cozzoli, da molti
anni docente alla Pontificia Università Lateranense, fa il punto
con l'ANSA sulla posizione della Chiesa in merito alla
legittimità della 'resistenza' armata da parte di un popolo il
cui territorio viene invaso. Ed anche se sia giusto da parte di
altri Paesi sostenere ed aiutare tale 'resistenza'. Temi oggi
molto dibattuti, non solo in ambito cattolico.
"La dottrina cattolica afferma e difende il bene grande della
pace contro la guerra - risponde mons. Cozzoli, che tra l'altro
è anche consultore della Congregazione per la Dottrina della
Fede -. La voce dei Papi, a partire dalle due grandi guerre, si
leva forte e decisa per la pace contro la guerra. Essa però non
si limita a queste affermazioni di principio". "Si misura con la
complessità delle situazioni concrete, che pone problemi di
diritti, di libertà e di bene comune da salvaguardare",
prosegue.
A tale proposito, il teologo ritiene "significativo quanto
leggiamo al n.78 della Costituzione Gaudium et spes del Concilio
Ecumenico Vaticano II: 'Fintantoché esisterà il pericolo della
guerra e non ci sarà un'autorità internazionale competente,
munita di forze efficaci, una volta esaurite tutte le
possibilità di un pacifico accomodamento, non si potrà negare ai
governi il diritto di una legittima difesa'".
"A partire da questa affermazione autorevole del Concilio -
argomenta mons. Cozzoli -, il Catechismo della Chiesa Cattolica
aggiunge: 'Si devono considerare con rigore le strette
condizioni che giustificano una legittima difesa con la forza
militare'. E cioè che il danno causato dall'aggressore sia
'durevole, grave e certo'; che tutti gli altri mezzi per
arrestarla 'si siano rivelati impraticabili o inefficaci'; che
'ci siano fondate condizioni di successo"; che la difesa armata
"non provochi mali e disordini più gravi del male da
eliminare'".
"Relativamente a quest'ultima condizione, è da escludere
nella difesa il ricorso ad armi nucleari, chimiche e
batteriologiche", osserva il teologo. "Nel rigoroso rispetto di
queste condizioni, 'la legittima difesa - aggiunge il Catechismo
- è un dovere grave per chi ha la responsabilità della vita
altrui o del bene comune'", sottolinea.
"Responsabilità - conclude mons. Cozzoli - che può indurre
anche altre nazioni a sostenere e aiutare la resistenza del
popolo aggredito". (ANSA).