(di Fausto Gasparroni)
(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 20 LUG - "Incontrare e
abbracciare le popolazioni indigene", dopo che "molti cristiani,
compresi alcuni membri di istituti religiosi, hanno contribuito
alle politiche di assimilazione culturale che, in passato, hanno
gravemente danneggiato, in diversi modi, le comunità native". E'
stato lo stesso papa Francesco, all'Angelus di domenica scorsa,
a sintetizzare le motivazioni e i contenuti del viaggio
apostolico che da domenica prossima, 24 luglio, e fino a venerdì
29 - ma il rientro in Italia avverrà sabato 30 -, lo condurrà in
Canada.
Un viaggio pressoché 'monotematico', e sicuramente 'sui
generis', questo 37/o del pontificato di Bergoglio, che lui ha
definito un "pellegrinaggio penitenziale", e che porterà a 56 i
Paesi visitati dal Pontefice argentino. E tutto nasce dagli
incontri che, tra la fine di marzo e il primo aprile scorsi, il
Papa ha avuto in Vaticano con le comunità First Nations, Metis e
Inuit, oltre che dal "cammino di guarigione e riconciliazione"
che l'episcopato canadese ha intrapreso da tempo con le
popolazioni aborigene dopo gli orrori e la "vergogna nazionale"
delle scuole residenziali governative gestite in gran parte
dalla Chiesa cattolica tra il 19/o secolo e la metà del 20/o:
istituti sparsi in tutto il Paese, dove circa 150 mila bambini
aborigeni furono sottoposti a un vero e proprio "genocidio
culturale", sradicati dalle loro famiglie, privati delle loro
lingue e valori ancestrali, e molti di loro picchiati,
incatenati o imprigionati a scopo punitivo, nonché sottoposti ad
abusi anche sessuali. Molti, denutriti, morivano durante la
permanenza. Già all'inizio del secolo scorso un'inchiesta
giornalistica portò alla luce che il 42% dei minori che
frequentavano scuole residenziali morivano prima dei 16 anni.
Dopo decenni di polemiche e di lotta per la verità - l'ultima
delle 130 strutture residenziali fu chiusa in Canada solo nel
1996 - a rinfocolare le reazioni dei sopravvissuti,
dell'opinione pubblica e della politica è stato il ritrovamento
nel maggio del 2021 dei resti di 215 bambini in una fossa comune
presso l'ex scuola residenziale indiana Kamloops, nella Columbia
Britannica. Poche settimane più tardi sono state ritrovate ben
751 tombe anonime in un'altra scuola a Marieval nel
Saskatchewan. Ancora, nel mese di luglio, c'è stato un ultimo
ritrovamento di 182 tombe nei presi dell'ex scuola residenziale
della missione di Sant'Eugenio, vicino a Cranbrook.
Negli incontri in Vaticano con le delegazioni First Nations,
Metis e Inuit il Papa ha già espresso la sua "indignazione", il
"dolore", la "vergogna" per questi soprusi e per lo sradicamento
delle popolazioni in senso colonialista, per le "ferite" inferte
anche da uomini di Chiesa, e ha promesso di recarsi a
testimoniare questi sentimenti in territorio canadese, a
recitare il suo 'mea culpa' davanti alle comunità native.
Durante i sei giorni di visita - nove i discorsi, tutti in
spagnolo -, Francesco sarà a Edmonton, nell'occidentale
provincia dell'Alberta, a Quebec, nell'omonima provincia
francofona, e nell'estremo nord, a Iqaluit, capitale del
territorio di Nunavut. Oltre a incontrare la governatrice
generale Mary Simon (lei stessa di madre inuit) e il primo
ministro Justin Trudeau il 27 luglio a Quebec, Bergoglio
incontrerà le popolazioni indigene lunedì 25 luglio a Maskwacis
e a Edmonton, quindi il 27 e 29 luglio sempre a Quebec, e ancora
alcuni alunni delle ex scuole residenziali il 29 luglio a
Iqaluit.
Non mancheranno, durante il viaggio, riferimenti alla cura
del creato e ai mutamenti climatici - martedì 26 luglio nel
pellegrinaggio al 'Lac Ste. Anne' ci sarà una vera e propria
"benedizione del lago" - e sullo sfondo anche alla guerra in
Ucraina, vista tra l'altro l'ampia comunità di profughi presenti
in Canada.
Un viaggio lungo, con un fuso orario impegnativo (otto ore a
Edmonton, sei ore a Quebec e Iqaluit) quello che si prospetta
per Bergoglio, reduce dalla rinuncia al viaggio in Congo e in
Sud Sudan per il dolore al ginocchio che lo perseguita da mesi.
Anche l'itinerario e le tappe sono stati adeguati di conseguenza
perché, ovviamente, l'85/enne Pontefice non può andare
dappertutto. E gli indiani del British Columbia e del
Saskatechewan, ad esempio, non hanno mancato di esprimere il
loro disappunto.
Per quanto riguarda la salute del Papa e quello che lui potrà
fare, ha detto oggi in un briefing il portavoce vaticano Matteo
Bruni, "le cose si vedranno momento per momento". Potrebbe
essere utilizzata nuovamente anche la sedia a rotelle, mentre
una soluzione va trovata per la conferenza stampa finale in
volo, che sicuramente ci sarà, ma magari con una durata che non
metta troppo alla prova il Pontefice. (ANSA).