(di Nina Fabrizio)
(ANSA) - ROMA, 31 GEN - La decisione di Benedetto XVI di
rinunciare al pontificato, da lui comunicata l'11 febbraio 2013
e che sarebbe divenuta effettiva "dal 28 febbraio alle ore 20",
"era talmente grave che in quel momento avevo personalmente
immaginato un'aspettativa di vita di Benedetto XVI di non più di
un anno. Quando perciò il 28 febbraio 2013 lasciammo insieme il
Palazzo Apostolico, tutto il mondo fu testimone di come non
riuscii a trattenere le lacrime". Lo rivela l'ex segretario
storico di Joseph Ratzinger, poi Benedetto XVI e infine, Papa
emerito, monsignor Georg Ganswein, nella prefazione al volume
"Ratzinger, La scelta. 'Non sono scappato'", una nuova biografia
del Papa emerito scritta dal giornalista vaticanista Orazio La
Rocca, e già alla terza ristampa per i tipi della San Paolo.
La previsione di mons. Gaenswein non si è avverata, tanto che
gli anni trascorsi come "emerito", hanno invece addirittura
superato i quasi otto che furono di pieno pontificato. La Rocca
li ripercorre con dovizia di particolari, menzionando ogni
piccola uscita, gesto, scritto, scambio, di cui Benedetto XVI è
stato protagonista una volta preso possesso del suo nuovo
alloggio da "dimissionario" nell'ex monastero Mater Ecclesiae,
dimostrando così, evento per evento, quanto sia stata ancora
intensa l'attività del Pontefice emerito seppur nel
nascondimento e nella obbedienza al suo successore.
Rimangono comunque spazi di "manovra" al Papa emerito per
testimoniare il suo rinnovato contributo alla Chiesa, come ad
esempio le partecipazioni ai Concistori e alla stessa
canonizzazione di San Giovanni Paolo II e San Giovanni XXIII, il
suo dialogo teologico mai interrotto con importanti realtà
dell'ebraismo mondiale, la sua indefessa testimonianza di
"Verità" che già in vita gli aveva guadagnato la nascita di un
certo movimento a supporto di una sua proclamazione di "Dottore"
della Chiesa.
Anche le iniziative in comunione e a sostegno dello stesso
Francesco come la consacrazione al Cuore Immacolata di Maria di
Ucraina e Russia al momento dell'invasione dell'esercito di
Putin. Il volume non tralascia naturalmente le ultime fasi più
dure come la scomparsa del fratello Georg e le accuse di aver
coperto un prete pedofilo mossegli dopo il Rapporto di Monaco.
Pagina dopo pagina, emerge soprattutto la difesa appassionata di
La Rocca della scelta cruciale e straordinaria di Ratzinger,
quella appunto delle dimissioni, che, sintetizza efficacemente
mons. Gaenswein nella prefazione, ha fatto sì che alcuni
trasformassero Benedetto XVI in un "eroe" e altri, al contrario,
"aspramente lo criticassero quasi fosse un secondo Celestino V e
anche lui, avesse 'per viltade fatto il gran rifiuto' come
scrisse Dante Alighieri". Quasi due partiti, insomma, in cui
Gaenswein non si riconosce rigettando sia l'uno, sia l'altro.
Ed anche La Rocca, ricostruendo passo dopo passo i quasi
dieci anni trascorsi al monastero, sembra voler dare le chiavi
per sfatare entrambe le ricostruzioni e far emergere quella più
semplice e allo stesso tempo onesta: il passo indietro di un
uomo che alla Chiesa ha dato tutto se stesso. (ANSA).