(ANSA) - ROMA, 24 GEN - Papa Francesco ha telefonato ad una
famiglia affidataria piemontese per parlare con i due ragazzi
che hanno accolto, entrambi con disabilità. È successo ieri,
domenica 23 gennaio. Sono da poco passate le 17 quando Caterina
sente squillare il cellulare. Sul display compare "numero
privato". Ha un attimo di esitazione, poi decide di rispondere.
"Buongiorno, sono Papa Francesco". "Oh, mamma mia!" è la prima
reazione spontanea di Caterina. E lui: "No, non mamma mia… sono
davvero Papa Francesco!".
"Qualche giorno fa - racconta Caterina - una coppia che
conosciamo ci aveva detto che sarebbe andata ad incontrare il
Papa e ci aveva proposto di scrivere una lettera che poi loro
gli avrebbero consegnato". Questa coppia ha una figlia con gravi
disabilità. "Ci siamo conosciuti - spiega Caterina - perché
anche noi abbiamo una bambina con disabilità, Giorgia (nome di
fantasia), che abbiamo accolto quando aveva otto mesi, adesso ha
11 anni". Caterina aveva accolto la proposta e consegnato alla
coppia una lettera indirizzata al Papa: "Io non cammino, non
parlo con la voce, ma comunico con il mio sguardo - aveva
scritto Caterina a nome di Giorgia -. Ho un impianto cocleare
(un dispositivo medico elettronico sviluppato per persone con
profonda perdita dell'udito, ndr) che mi fa sentire la musica,
di cui sono appassionata, e le voci dei miei cari e dei miei
amici. In questo ultimo anno ho dovuto subire un intervento
perché avevo una lussazione all'anca e ho sofferto molto, ma
grazie a Dio, adesso sto meglio. I miei genitori ringraziano
Gesù ogni giorno per essermi stato vicino attraverso l'operato
di medici e operatori". Nella lettera si raccontava poi dei due
figli naturali della coppia, 19 e 22 anni, e di Marcel (nome di
fantasia), un "ragazzone di 26 anni affetto da autismo" e della
sua grande fede.
Mamma Caterina aveva allegato al testo una foto in cui
Giorgia e Marcel stanno guardando in tv l'Angelus di Papa
Francesco. E aveva aggiunto come contatto il suo numero di
cellulare. "Ma non mi aspettavo che mi chiamasse davvero, e
addirittura dopo soli due giorni da quando i nostri conoscenti
gli hanno consegnato il nostro scritto".
Papa Francesco durante la telefonata le dice che ha letto la
lettera e chiede come stanno Giorgia e Marcel. "Sembrava di
parlare con un amico - racconta -. Ha voluto sapere altri
particolari sulle loro storie".
Caterina e Bruno vivono in provincia di Torino e fanno parte
della Comunità Papa Giovanni XXIII fondata da don Oreste Benzi.
Dal 2003 hanno deciso di aprire la loro famiglia all'accoglienza
e da allora sono una quindicina i minori che hanno avuto in
affido. Caterina dal 2019 è punto di riferimento del progetto
"Portami a casa" che si prefigge di sensibilizzare le famiglie
all'accoglienza di minori abbandonati alla nascita o provenienti
da situazioni difficili. "Vi ringrazio per ciò che fate per
questi bambini" mi ha detto Papa Francesco. (ANSA).