(ANSA) - ROMA, 23 NOV - Se la famiglia non sta bene, la
società non sta bene. Ma la famiglia sta bene se la coppia sta
bene. Ne parla un testo sulla consulenza socioeducativa alle
coppie che è il risultato di una ricerca-sperimentazione che
Raffaello Rossi, consulente di coppia e della famiglia, ha
sviluppato nel corso di quindici anni e che ha coinvolto 500
coppie. Rossi, per due mandati presidente nazionale dell'AICCeF
(Associazione Italiana dei Consulenti Coniugali e Familiari), è
direttore di una delle scuole per consulenti familiari, CECOFeS
di Padova. "Coppie scoppiate o coppie scoppiettanti", di
CECOFeS, Edizioni Toscana Oggi, è il libro in questione.
"Tra i motivi - afferma l'autore - che mi hanno fatto
ritenere utile la condivisione dell'impostazione adottata c'è la
constatazione della fragilità di tanti percorsi con le coppie,
il cui successo e/o la cui tenuta nel tempo erano elemento
critico". Grazie a questi percorsi, ben il 71% (pari a 355
coppie) hanno raggiunto gli obiettivi che si erano prefissati
all'inizio del percorso, con un miglioramento della relazione di
coppia giudicato.
Tra i maggiori problemi riscontrati nel lavoro di consulenza,
c'è la crescita della percezione della mancanza o della perdita
del "noi". Al primo posto restano i problemi di comunicazione.
Il 72% delle coppie chiede un aiuto per chiarirsi, comprendersi.
Spesso si parlano lingue diverse, ci si fraintende o non si
comunica quasi più, rifugiandosi anche in silenzi ostinati ed
oppositivi. Al secondo posto è salita la percezione della
mancanza o della perdita del "noi". Quando nella coppia ci si
limita ad un "io" e un "tu" nascono le tensioni o le
contrapposizioni, si alzano muri e si vive un senso di
esclusione, rifiuto o abbandono. "Nelle famiglie soprattutto
dopo il lockdown - sottolinea Rossi - c'è un forte bisogno
educativo, sia nella vita di coppia e sia nel rapporto con i
figli. Spesso le domande dei genitori rimangono senza risposte.
La figura del consulente famiglia è appunto quella di un
professionista socioeducativo che può accompagnare tutto il
ciclo della vita familiare". Ma come stabilire se la persona o
la coppia ha bisogno di un aiuto socio-educativo, quello offerto
dal consulente, oppure deve rivolgersi allo psicologo o allo
psicoterapeuta per un sostegno di tipo clinico? "Il consulente
familiare - risponde Rossi - ha a disposizione alcuni
indicatori" per valutare "se la persona ha una identità con
confini stabili e può affrontare problemi anche importanti
mettendosi in discussione, oppure se il suo 'io' mostra ferite,
si rivela fragile e c'è quindi la necessità, per esempio, di
scavare nell'inconscio, un compito per cui è necessario
l'intervento dello psicanalista o dello psicoterapeuta". (ANSA).