(ANSA) - ROMA, 29 MAG - I risultati finali delle elezioni in
Turchia, con la vittoria del Presidente in carica Recep Tayyip
Erdogan, mettono in evidenza anche "l'inadeguatezza degli
strumenti dei media occidentali nel rappresentare la situazione
turca". Lo sottolinea mons. Paolo Bizzeti, vicario apostolico
dell'Anatolia, rimarcando anche che "la Chiesa cattolica non si
è mai trovata in difficoltà con il governo di Erdogan".
"La scarsa conoscenza del Paese reale" rimarca il vescovo
Bizzeti in una conversazione con l'Agenzia Fides "porta a una
certa superficialità nel modo in cui si comprende la Turchia, e
poi ci si stupisce… la vittoria di Erdogan era prevedibile, e
non c'è stato il ribaltamento della situazione prospettato da
alcuni. Questo perché noi siamo fissati su alcuni aspetti che
pensiamo siano tanto importanti, mentre ce ne sono altri che
sono evidentemente più importanti per il popolo turco, e che noi
sottovalutiamo". Tra i fattori da tenere in considerazione, il
Vicario apostolico d'Anatolia sottolinea "l'importanza assunta
sulla scena internazionale dalla Turchia con il governo di
Erdogan, un fatto che per i turchi è importante. Il governo di
Erdogan è riconosciuto come attore geopolitico dall'Europa e
dagli Stati Uniti, da Putin e dalle monarchie del Golfo, per
motivi diversi, anche a volte opposti. Quindi si tratta di un
leader saldamente al comando che può contare su un
riconoscimento internazionale. Quelli che lo descrivono come un
dittatore isolato che va avanti per conto suo, propongono una
lettura sbagliata della realtà. Erdogan è un uomo eletto e
sostenuto a livello internazionale. E di questo conviene tener
conto, perché l'opinione pubblica turca ne tiene conto".
Riguardo ai sentimenti che il risultato elettorale può
suscitare tra le comunità cristiane presenti in Turchia, il
Vescovo Bizzeti rimarca che "onestamente la Chiesa cattolica non
si è mai trovata in difficoltà con il governo di Erdogan. Ci
sono questioni irrisolte da sempre, come quella della
personalità giuridica della Chiesa cattolica. Ma sono problemi
che derivano dal Trattato di Losanna, e non certo dal governo
dell'Akp, il Partito di Erdogan. Inoltre" aggiunge il vescovo
gesuita "un certo laicismo kemalista che relega la religione nel
privato per noi non è molto auspicabile. Anche su questo punto
bisogna uscire da certe banalizzazioni. In Europa la totale
laicità dello Stato è considerata un valore, ma ci sono
situazioni controverse e aspetti discutibili. Un governo che
tenga conto del sentimento religioso delle persone è per noi
comunque auspicabile. Non possiamo accettare una religione
relegata semplicemente nelle coscienze". (ANSA).