(ANSA) - CITTÀ DEL VATICANO, 01 LUG - All'indomani della
missione di due giorni a Mosca del cardinale Matteo Zuppi,
inviato del Papa, la comunità cattolica locale si aggrappa
ancora di più alla speranza. Di "evento storico" parla il
missionario italiano don Giampiero Caruso, cappellano della
comunità italiana di Mosca, dove risiede da undici anni, dopo
averne passati quattordici in Siberia. "La mia impressione
personale è che è sicuramente un evento storico", commenta a
Vatican News. "E' a mio avviso un fatto di cui solamente in
futuro potremo capire la portata effettiva. Ci sono dei fattori
politici e storici che sono da considerare e da giudicare,
certamente, però non dobbiamo dimenticare che c'è un fattore che
è al di là di tutto questo e che sfugge a qualsiasi analisi
umana: la certezza che a condurre la storia è Cristo. Quindi io
sono certo che porterà dei frutti, imprevedibili e imprevisti".
Nella Messa del 29 giugno nella Cattedrale di Mosca "le
parole dell'omelia" del cardinale Zuppi "sono state molto
significative per il contesto storico che stiamo vivendo. Ha
sottolineato l'unità come il fondamento tra le Chiese perché la
pace possa accadere".
Parlando del tentato golpe, il cappellano accenna al clima di
sospensione che vivono i fedeli. "Noi della cappellania italiana
eravamo in pellegrinaggio a Vladimir in quei giorni, il sabato,
quando è successo, ed eravamo logicamente preoccupati, tanto che
abbiamo deciso di tornare tempestivamente a Mosca perché le
notizie non erano del tutto chiare e per evitare di non poter
più rientrare", racconta. "Quindi viviamo con timore e tremore".
Serve una pace creativa, ha detto in questi giorni monsignor
Paolo Pezzi, arcivescovo di Mosca. Parlare di pace creativa
"vuol dire che ciascun credente deve chiedersi in coscienza che
cosa personalmente può fare perché ci sia la pace anche se non
vive in un contesto così vicino a quello che viviamo noi",
spiega il prete italiano.
Don Caruso, con tono amaro, dice infine che molti italiani
sono ritornati in patria oppure che le ditte internazionali per
cui lavorano hanno chiesto di andare in altri luoghi. "Io lavoro
come insegnante di religione alla scuola Italo Calvino. Molte
famiglie italiane sono andate via e, come dire, è una
caratteristica della comunità italiana a Mosca, questo continuo
riciclo ma adesso, in questo ultimo periodo, non c'è un ritorno.
Gente che va... ma non ci sono famiglie che arrivano". (ANSA).