di Alessio Jacona*
L’inizio della “fase due” segnerà la fine del “lockdown” deciso dal governo Conte per contenere l’epidemia di Covid19: gli italiani torneranno progressivamente a frequentare il loro posto di lavoro affollando uffici e aziende che ora richiedono misure di sicurezza nuove, come ad esempio il monitoraggio all’entrata della temperatura di centinaia di migliaia di individui, per individuare tempestivamente nuovi possibili casi.
Un compito arduo per gli esseri umani, ma perfettamente alla portata dell'intelligenza artificiale che ora, grazie al lavoro di un team dell’Istituto Italiano di Tecnologia della linea di ricerca PAVIS – Pattern Analysis & Computer Vision, coordinato da Alessio Del Bue, può rendere “smart” termocamere e videocamere abilitandole a riconoscere comportamenti a rischio di contagio.
I software sono due: il primo si chiama Ai-Thermometer ed è a disposizione di tutte le aziende e dei tecnici che oggi operano in emergenza per monitorare lo stato di salute dei propri lavoratori e della popolazione in generale. Il secondo, chiamato Social Distancing utilizza le normali telecamere di sorveglianza a colori per mappare un’area e verificare che le persone presenti restino ad almeno un metro tra loro, segnalando eventuali comportamenti pericolosi e assembramenti. Entrambi sono open source e a disposizione di chiunque voglia scaricarli ed implementarli sui propri sistemi.
«Volevamo creare servizi basati su codice open source che fossero riutilizzabili da tutti per supportare una probabile esigenza del prossimo futuro: avere sistemi intelligenti da installare per gestire il rientro di lavoratori italiani di aziende, istituzioni e Pubblica amministrazione», spiega Del Bue. «Esistono già prodotti commerciali di questo tipo - aggiunge - ma noi abbiamo voluto crearne di aperti e migliorabili con la collaborazione degli altri membri della comunità scientifica: per questo li rendiamo disponibili per il download e l’implementazione sulla piattaforma online github».
Dal punto di vista tecnico, Ai-Thermometer è un software che applica una tecnologia chiamata Openpose: questa consente di “aumentare” le capacità delle termocamere, abilitandole a rilevare posizione e postura degli individui inquadrati per individuare la fronte e misurare la temperatura senza l’intervento di un operatore, di norma necessario. Il linguaggio di programmazione è il PYTHON, il sistema operativo Ubuntu con driver NVDIA installati e, per farlo girare, il PC deve avere una GPU di media potenza 16GB Ram e possibilmente un SSD da almeno 500 GB.
«Questi software non sono perfetti e hanno delle limitazioni - sottolinea ancora Del Bue - quindi è necessario migliorarli in tempi brevi. Per farlo, crediamo sia fondamentale ricorrere alla collaborazione della comunità degli sviluppatori» che, ad esempio, possono lavorare per aumentare l'efficienza di Ai-Thermometer quando deve gestire soggetti con la mascherina oppure con gli occhiali da sole.
Il team dell’Istituto Italiano di Tecnologia ha già ricevuto segnali di interessamento da parte di diversi potenziali utilizzatori. Intanto il software che rende intelligenti le fotocamere è già installato e operativo proprio per il controllo d’accesso alla sede dello stesso Istituto Italiano di Tecnologia. Realizzato da un team di 4/5 persone in circa due settimane di lavoro, è frutto della riconversione di una tecnologia preesistente di riconoscimento facciale tramite telecamere a colori RGB.
Sia Ai-Thermometer sia Social Distancing infine, sono a prova di privacy, perché consentono di individuare soggetti a rischio senza raccogliere e rivelare dati personali, ad esempio eliminando le immagini raccolte subito dopo averle esaminate. Garanzie irrinunciabili se si considera che, passata l’emergenza, resterà comunque la necessità di uno screening quotidiano e rappresentativo della salute della popolazione nei luoghi di maggior passaggio.
*Giornalista, esperto di innovazione e curatore dell’Osservatorio Intelligenza Artificiale ANSA.it