Da gennaio a settembre 2024,
secondo i dati del Servizio Lavoro, Coesione e Territorio della
Uil nazionale, in Piemonte sono state richieste 33,5 milioni di
ore di cassa integrazione, in aumento del 60% rispetto allo
stesso periodo del 2023 e 855.644 ore dei fondi di solidarietà
gestiti dall'Inps (che coprono i lavoratori privi di strumenti
di sostegno al reddito). Complessivamente, quindi, sono state
utilizzate 34,4 milioni di ore di ammortizzatori sociali
(+54,5%). Il Piemonte è la quarta regione per ore richieste,
dopo Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna.
Nelle province piemontesi, considerando solo le ore di
cassa integrazione, nel confronto tra i primi nove mesi del 2024
e del 2023, il massimo aumento è a Biella (+188,2%), seguita da
Novara +148,7%, Torino +87%, Asti +41,3%, Vercelli +33,6%,
Verbania -6,7%, Alessandria -10,1%, Cuneo -35%. Torino, con
20.973.757 ore, è, di gran lunga, la provincia più
cassaintegrata d'Italia, seguita da Milano e Vicenza.
"I dati confermano lo stato di sofferenza del tessuto
produttivo piemontese - commenta il segretario generale della
Uil Piemonte, Gianni Cortese - maggiore rispetto al resto del
Paese. Le transizioni in atto impattano in particolare sul
settore automotive, investendo, oltre che l'unico produttore di
veicoli, l'intera filiera della componentistica, a rischio di
sopravvivenza per quasi metà delle imprese. Proprio in questi
giorni aumentano le preoccupazioni di un possibile effetto
domino indotto dagli annunci di licenziamenti che bisogna
immediatamente bloccare con l'intervento del governo. La
Commissione Europea dovrebbe valutare attentamente il percorso
del Green Deal e le misure necessarie per accompagnarlo. La
produzione industriale in Italia, giunta all'ennesima battuta
d'arresto è più di un campanello d'allarme, che richiede scelte
governative strategiche non più rinviabili".
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