Una scritta - "Chiesa
complice" - è comparsa nella notte sul muro della curia di Alba
(Cuneo), un messaggio legato alla morte di due giovani immigrati
africani, Loum Issa e Mamadou Saliou Diallo, intossicati dal
monossido di carbonio in uno stabile abbandonato dove avevano
trovato rifugio.
"Oggi piangiamo due ragazzi per cui la Caritas (la Chiesa) ha
fatto il possibile, ma davanti alla crudeltà del mondo e al
libero arbitrio possiamo solo chiedere misericordia a Dio"
commenta la Caritas, ricostruendo la storia personale dei due
giovani. Il più giovane, senegalese non ancora 25enne, era
arrivato in Italia col padre. Ad Alba era stato ospitato nel
centro di prima accoglienza e aveva poi trovato lavoro in
fabbrica, con l'aiuto della Caritas. In seguito aveva lavorato
anche come bracciante. Negli ultimi mesi, dopo varie traversie,
aveva ricominciato a frequentare la mensa della Caritas e
trovato riparo in una fabbrica abbandonata, poi sgomberata.
L'altra vittima, un 28enne arrivato dalla Guinea, aveva
lavorato come giostraio in giro per l'Italia, prima di fermarsi
ad Alba. Anche lui era stato seguito dalla Caritas che l'aveva
aiutato a trovare saltuarie occupazioni e ospitalità. Con il
25enne - spiegano i responsabili dell'accoglienza - aveva
stretto amicizia e condiviso "ogni giornata e ogni vicissitudine
fino all'ultima vendemmia e agli ultimi giorni della sua vita".
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