(ANSA) - PERUGIA, 03 GIU - Per il prezzo del grano, dopo la
crescita dettata dalla guerra in Ucraina
è arrivata la flessione, che ha portato i listini sotto i
livelli anteguerra. Gli agricoltori umbri, che si "sono salvati"
avendo già venduto il prodotto a prezzi remunerativi, sono però
preoccupati per la campagna di raccolta in arrivo, con "costi di
produzione cresciuti del 30% a fronte di prezzi al momento
calanti".
Il quadro, per quanto riguarda la provincia di Perugia (con
effetti anche su quella di Terni) lo fornisce la borsa merci,
organo della Camera di commercio dell'Umbria, che pubblica con
cadenza settimanale i prezzi all'ingrosso di 278 merci, tra cui
quelli dei frumenti.
La borsa merci di Perugia - si ricorda in un comunicato della
Camera di commercio - ha il pregio, "raro" tra tutte quelle
italiane, di indicare il prezzo delle merci pagato realmente al
produttore, franco consegna ai centri di raccolta. Molte altre
considerano invece i prezzi praticati nelle contrattazioni tra
grossisti e così via.
Dall'analisi emerge che i prezzi medi del grano duro sono
stati meno sensibili alla guerra in Ucraina, con un incremento
molto limitato e con una discesa progressiva da luglio 2022: in
un anno listini giù del 37,4%, oggi quotazione più bassa di
quella precedente al conflitto.
L'ultimo listino pubblicato dalla borsa merci di Perugia è
relativo al 30 maggio 2023 e quota il grano duro di migliore
qualità al prezzo medio a 307,5 euro a tonnellata (frutto di un
prezzo minimo indicato a 305 euro e di uno massimo di 310 euro),
con una riduzione del 37,4% rispetto a un anno fa, a maggio
2022, quando quotava 491 euro. Il prezzo del grano duro in
provincia di Perugia (e per estensione in Umbria), sempre
riconosciuto all'agricoltore, ha risentito poco, a differenza
del grano tenero, dallo scoppio della guerra in Ucraina,
arrivando dopo l'invasione russa a un massimo di 491 euro
(sempre valore medio a tonnellata) a maggio 2022, rispetto ai
470 che quotava a febbraio 2022, mese dell'inizio dell'attacco
russo. In precedenza, a gennaio, il grano duro di migliore
quotava in media 506 euro.
Dai dati emerge che l'inizio del declino della quotazione del
grano duro di migliore qualità inizia a luglio 2022, per
scivolare sotto i 400 euro a tonnellata da gennaio 2023.,
risentendo probabilmente dell'abolizione da parte della Ue del
dazio sul frumento proveniente dall'Ucraina. È da notare come il
prezzo medio del grano duro a maggio 2023 (307,5 euro a
tonnellata) sia inferiore del 39,2% rispetto a quello di gennaio
2022 (506 euro), prima dello scoppio del conflitto.
I prezzi medi del grano tenero sono risultati più reattivi
alle vicende della guerra in Ucraina, ma anch'essi sono scesi in
un anno del 36,7% e oggi quotano sotto i livelli pre-bellici.
Più reattivi ala guerra in Ucraina i listini del grano tenero.
In provincia di Perugia, affermano i dati della Borsa Merci, il
prezzo medio pagato all'agricoltore (sempre franco consegna ai
centro di raccolta) per una tonnellata di grano tenero di
migliore qualità è sceso su base annua (da maggio 2022 a maggio
2023) da 359,5 a 227,5 euro, con una contrazione del 36,7%,
all'incirca quella del grano duro, ma con un'escursione maggiore
dopo l'attacco russo: a febbraio 2022 il prezzo medio a
tonnellata del grano tenero di migliore qualità era indicato
dalla Borsa Merci di Perugia a 265,5 euro a tonnellata, che è
poi via via salito - vedere Tab. 2 - fino a un massimo di 342
euro a luglio 2022, per poi iniziare a scendere, arrivando a
gennaio 2023 sotto i 300 euro e finendo a 227,5 euro a maggio di
quest'anno. Anche in questo caso, il prezzo medio segnato dal
grano tenero a maggio 2023 è inferiore a quello pre-conflitto (a
gennaio 2022 quotava 284,5 euro).
Per il presidente della borsa merci, Bruno Diano "i prezzi
negli ultimi due mesi calati del 25%, ma la gran parte dei
produttori aveva già venduto a prezzi remunerativi".
"Preoccupazioni invece - aggiunge - per la campagna di raccolta
in arrivo, con costi che per i produttori sono cresciuti del 30%
a fronte di prezzi al momento calanti. Nell'annata 2021-2022 i
coltivatori di cereali hanno realizzato prezzi elevati rispetto
al passato in particolare sul grano tenero e duro con qualità
del prodotto buona. Il frumento nella nostra regione viene
coltivato in circa 80mila ettari, 50mila grano tenero 30mila
grano duro e rappresenta di gran lunga la maggiore superficie
seminata. Vengono inoltre coltivati 13mila ettari di mais,
15mila di orzo, 20mila di girasole 10mila di colza. Queste
rappresentano, con le dovute approssimazioni, le maggiori
colture della nostra regione. Le quotazioni hanno raggiunto i 30
euro/qle sul grano tenero i 40 euro/qle sul grano duro, i 30
euro /qle sul mais, i 27 euro /qle sull'orzo, i 60 euro/qle su
girasole e colza. Questi prezzi hanno consentito all'agricoltore
un buon realizzo, considerando le spese di produzione non
particolarmente elevate. Negli ultimi due mesi i prezzi sono
calati sensibilmente, circa il 25%, ma dobbiamo rilevare che la
maggior parte dei produttori avevano già venduto i prodotti a
prezzi remunerativi e che, attualmente, i prodotti sono, quasi
totalmente, in mano a grossisti, industriali, commercianti e
cooperative.
Preoccupazione desta invece la campagna 2022/2023 di prossimo
raccolto in quanto, a fronte di forti aumenti dei costi di
produzione, gasolio, semente, concimi, antiparassitari, non
sappiamo se seguirà un analogo aumento dei prezzi dei prodotti.
Possiamo affermare che le coltivazioni di frumento hanno
raggiunto un costo tra i 1.200 e i 1.400 euro per ettaro, con un
aumento di circa il 30% rispetto allo scorso anno.
Fortunatamente le produzioni si prevedono in Umbria mediamente
buone".
Diano rileva poi che "la borsa merci di Perugia è nata nel
1961 nella gestione della Camera di commercio Umbra e quota 278
merci quasi totalmente prodotte nella regione". (ANSA).