L’anca è quell’articolazione che ci permette di stare in posizione eretta e camminare. E’ composta da due parti ossee: la testa del femore e la cavità del bacino. Queste porzioni d’osso, allo stesso modo di altre articolazioni, sono ricoperte da uno strato di cartilagine che protegge i tessuti ossei dal deterioramento a cui andrebbero incontro a causa dall’attrito.
Nei soggetti più anziani, o in presenza di specifiche patologie, lo strato di cartilagine che riveste la testa del femore e la cavità acetabolare può assottigliarsi a tal punto da mettere a nudo l’osso sottostante e condurre a una coxartrosi dell’anca che, senza dubbio, incide in maniera importante sulla qualità della vita poiché porta con sé dolore, rigidità e problemi nella normale deambulazione. Cosa si può fare per non arrivare allo stato degenerativo dell’anca? E soprattutto esistono rimedi chirurgici per permettere a chi ne soffre di continuare ad avere una vita normale?
Giriamo le domande al dott. Filippo Cardillo noto chirurgo ortopedico, specialista in chirurgia protesica mininvasiva artroscopica:
spalla - anca - ginocchio - caviglia – piede. Cardillo da moltissimi anni infatti adopera una tecnica chirurgica personalizzata certosina, che ha permesso di ottenere ottimi risultati. Uno dei suoi fiori all’occhiello è proprio la chirurgia miniprotesica dell’anca, che esegue sia per gli sportivi e giovani pazienti dai 18 anni di età, ma anche negli over 90. Ma soprattutto il dott. Cardillo riesce a creare protesi personalizzate.
Dott. Cardillo, il processo degenerativo dell’artrosi all’anca comporta dolore e difficoltà nei movimenti con conseguenze che se non trattate possono diventare invalidanti. Quali sono i sintomi che indicano che questo processo è in atto e come riconoscerli?
Il dolore nei movimenti è spesso il primo segno che la cartilagine si sta usurando. Il dolore è solitamente avvertito nella zona dell’inguine, regione anteriore della coscia e più di rado nella zona dell’osso sacro.
L’artrosi all’anca diminuisce anche l’autonomia nel camminare. Nelle fasi avanzate, camminare diventa sempre più difficoltoso e la libertà di movimento può essere ridotta a pochi minuti. Infine anche il dolore notturno è un sintomo – seppur non molto comune- nell’artrosi dell’anca, perché è un tipo di dolore solitamente di natura infiammatoria. Tuttavia, è probabile avvertirlo quando l’articolazione è stata sollecitata eccessivamente durante il giorno.
Nella sintomatologia della coxartrosi quanti stadi ci sono?
La coxartrosi può essere divisa in tre stadi principali:
Il primo stadio è il meno grave della coxartrosi: il paziente soffre periodicamente e il dolore risiede solo a livello dell’anca, scatenato da un’attività motoria eccessiva.
Il secondo stadio è quello intermedio della patologia, i cui sintomi diventano più intensi e iniziano a comparire non solo in seguito a movimento o attività fisica, ma anche a riposo. Inoltre, il dolore non interessa più solo la zona dell’anca ma si estende anche all’area inguinale e alla parte anteriore della coscia.
Il terzo stadio è quello finale, caratterizzato da un dolore cronico, intenso e diffuso. In questa fase, i movimenti dell’articolazione sono notevolmente ridotti e il paziente è incapace di compiere le più semplici azioni, come camminare o fare le scale.
Parliamo della cura dell'artrosi d'anca: terapie e trattamenti.
Per curare l’artrosi dell’anca esistono due linee di trattamento: la terapia conservativa e la terapia chirurgica.
Il primo approccio ha un obiettivo solo preventivo. I trattamenti terapeutici includono: la fisioterapia, praticata per rinforzare i muscoli dell’articolazione interessata dall’artrosi; i farmaci per ridurre il dolore. Tra questi, i più comunemente utilizzati sono i farmaci antinfiammatori non steroidei, anche detti FANS; altri trattamenti conservativi, tra cui l’uso della medicina generativa, una dieta ricca di integratori come glucosamina e condroitina solfato, oppure le infiltrazioni con acido ialuronico o cellule staminali. Ma tutto questo può essere fatto solo nei primi stati della patologia, non in fase degenerativa.
Esistono molteplici protesi per la coxartrosi ma fiore all’occhiello della chirurgia è sicuramente la protesi mini invasiva: è più piccola di quella tradizionale, rispetta il corpo, viene avvertita dai pazienti come qualcosa di più naturale. La protesi MINI invasiva è la scelta primaria del Dr. F. Cardillo poiché uno dei primi chirurghi ortopedici ad impiantarla.
La Protesi dell’anca è una delle soluzioni alla coxartrosi, ormai io e la mia equipe ci avviliamo solo di chirurgia innovativa e di eccellenza, ovvero la micro chirurgia minimal invasion, con protesi particolarmente mini invasive, che ricreano tutta l’articolarità.
Utilizziamo protesi anatomiche, che si alloggiano benissimo nella parte dell’anca, ma soprattutto prendono la parte anatomica del collo senza andare a tagliare o ledere altri tessuti muscolo tendinei o ossei.
Ci sono protesi con una tale mini invasività, che riusciamo ad impiantarle anche in pazienti più giovani che hanno maggiori esigenze, sono più attivi, praticano sport, di conseguenza, l’impianto protesico, oltre a dover risultare più funzionale, rispetta al massimo il corpo e preserva il più possibile l’osso, i tessuti molli e muscolari portando al massimo dei risultati con scomparsa del dolore, netto miglioramento della qualità della vita, ripristino ottimale della funzionalità articolare. L’intervento dura circa un’ora, il ripristino articolare è immediato, la riabilitazione è ridotta la deambulazione precoce e il ritorno alla vita normale e alla quotidianità dei movimenti in assenza di dolore e con la massima escursione articolare soggettiva può essere raggiunta addirittura in meno di 30 giorni.
La minima invasività si aggiunge anche al taglio che facciamo solo 5/6 centimetri al massimo. L’accelerazione nella mobilitazione e la mini invasività dell’accesso chirurgico permettono di avere un ottimizzazione dell’atto chirurgico che prosegue con la deambulazione del paziente ed un ottima riabilitazione. Più noi usiamo delle protesi mini invasive e anatomiche più il paziente si ente subito di camminare.
Quali possono essere le aspettative dei pazienti operati con la tecnica mininvasiva?
La mia tecnica chirurgica mininvasiva non è solo per le persone anziane ma si differenzia in molteplici aspetti, dal paziente giovane diciottenne operato di Coxartrosi per artrite acuta fulminante, al paziente trentenne o quarantenne classico per displasia o postumo ad eventi traumatici sul lavoro o a usura dopo attività sportiva o eventi dismetabolici, ove si rende necessario l’intervento, con ottimizzazione degli arti allungandoli o accorciandoli fino a 4/5 cm a seconda l’esigenza; fino al paziente anziano operato per classica coxartrosi che porta un range dai 55 fino ai 90.
Quindi al ragazzo diciottenne ventenne o trentenne, devo garantire uno stile di vita da giovane con le aspettative di vita regolare con una deambulazione regolare, progettare un’attività sportiva in assenza di dolore quasi a percepire un’anca naturale come se non fosse stato mai operato poiché nella maggior parte dei casi utilizzo protesi mini con il pieno rispetto della anatomia. Vi è poi il mondo delle persone sportive, che svolgono anche attività di tipo agonistica. Con tali persone si fa uno studio e si impiantano per la maggior parte dei casi protesi personalizzate che consentono di ritornare ad attività sportive di tipo agonistiche come sci tennis ciclismo maratoneti o addirittura anche nei pazienti che praticano sport di contatto ad alta energia come pugili o arti marziali o volley o giocatori di basket, è chiaro che si garantisce una protesi resistente con massima ed eccellente attività sportiva , ma come ogni materiale meccanico, la protesi può essere soggetta ad usura precoce rispetto ad altre protesi mininvasive in relazione allo sport praticato. Per ultimo i pazienti operati che vanno in un range di età dai 50 ai 70 anni chiedono di avere una vita regolare e godersi i propri hobby come la corsetta la mattina o la bicicletta o la lunga camminata tutto in assenza di dolore. Infine alla persona anziana dai 70 ai 90 anni, gli si garantisce una vita regolare in assenza di dolore, ma anche si studiano quei casi particolari, dove ancora nonostante ottant’anni, si voglia andare in bici a ballare o sciare o correre.
Il mio obbiettivo in ciascuna persona è fare ritornare ad una vita naturale con le proprie aspettative, utilizzando sempre tecniche chirurgiche nuove e impianti protesici d’avanguardia.
Contatti:
Mail: ortopedia@filippocardillo.it
Sito: www.filippocardillo.it
Pagina FB: https://m.facebook.com/Dr.FilippoCardillo/
Istagram: https://instagram.com/cardillo.filippo?utm_medium=copy_link
Presentazione Dott. Filippo Cardillo:
Dottor Filippo Cardillo, luminare della chirurgia protesica dell'anca, massima espressione della tecnica chirurgica miniinvasiva protesica non solo dell’anca, ma anche del ginocchio e della spalla.
Opera a:
- Milano presso Casa di cura San Giovanni
- Padova presso Casa di cura Villa Maria
- Siracusa presso Casa di cura Villa Rizzo
Visita in tutto il territorio italiano con maggiore frequenza in: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna e Sicilia.
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