"Luigi e
Aurelio ci incoraggiano a continuare" e "la nostra deve essere
una memoria viva che deve tradursi tutti i giorni in
responsabilità e impegno. Questa stele e i loro nomi dobbiamo
inciderli nella nostra coscienza". Così don Luigi Ciotti,
presidente di Libera, a San Marco in Lamis per il secondo
anniversario del quadruplice omicidio in cui vennero uccisi
anche i due fratelli Luigi e Aurelio Luciani, nell'agguato al
boss Mario Luciano Romito e al cognato Matteo De Palma.
"Questo - prosegue Don Ciotti - deve diventare un luogo della
speranza. Qui la morte e la vita si sono incontrati. Ma quando
ci allontaniamo da qui dobbiamo urlare, far conoscere alla gente
quanto accaduto. Bisogna smuovere le coscienze". "Lo Stato oggi
qui c'è ma - sottolinea - solo da una parte. Non c'e nel dare
lavoro ai giovani, nei servizi e nelle politiche sociali. Due
milioni e trecentomila giovani in Italia sono senza lavoro: una
società che non scommette sui giovani non scommette su se
stessa".
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