(di Corrado Chiominto e Massimo Ricci)
Il futuro ha un cuore antico per
la ex Ilva di Taranto. Lo Stato imprenditore torna tornare nella
gestione del siderurgico più grande d'Europa e di tutti gli
impianti siderurgici che il gruppo possiede in Italia. La firma
dell'intesa è arrivata a tarda sera e prevede un deciso
investimento pubblico che consentirà di garantire alla fine la
piena occupazione dell'impianto e di ridurre l'inquinamento per
la produzione di acciaio. La mano pubblica entra nella società
italiana Am Investco con un doppio aumento di capitale: un primo
aumento da 400 milioni di euro darà a Invitalia, che è
controllata dal ministero dell'Economia, il 50% dei diritti di
voto della società. A maggio del 2022 è programmato, poi, un
secondo aumento di capitale, che sarà sottoscritto fino a 680
milioni da parte di Invitalia e fino a 70 milioni di parte di
Arcelor Mittal.
Il ministro del tesoro, Roberto Gualtieri e dello Sviluppo,
Stefano Patuanelli hanno espresso soddisfazione per l'intesa che
avrà un doppio impatto. Si prevede alla fine del processo il
completo assorbimento di 10.700 lavoratori. E partirà da subito
un piano di decarbonizzazione attraverso l'avvio della
produzione di acciaio con processi meno inquinanti.
È prevista la creazione di una nuova linea di produzione
esterna al perimetro aziendale (DRI) e di un forno elettrico
interno allo stabilimento che a regime potrà realizzare 2,6
milioni di tonnellate annue di prodotto. "Circa un terzo della
produzione di acciaio - sostengono Mef e Mise - avverrà con
emissioni ridotte, grazie all'utilizzo del forno elettrico e di
una tecnologia d'avanguardia, il cosiddetto "preridotto", in
coerenza con le linee guida del Next Generation EU. La riduzione
dell'inquinamento realizzabile con questa tecnologia è infatti
del 93% a regime per l'ossido di zolfo, del 90% per la diossina,
del 78% per le polveri sottili e per la CO2".
Sarà ora necessario vedere se l'intesa raggiunta soddisfa
il territorio, con il sindacato di Taranto e di molti comuni
limitrofi che avevano ipotizzato altri interventi. Il governo ha
annunciato che darà vita a un tavolo con gli enti locali per
accompagnare e monitorare la transizione. E se la piena
occupazione promessa alla fine del processo riuscirà a dissipare
le preoccupazioni delle 'tute blu', anche se nel prossimo
quinquennio gli esuberi temporanei sarebbero coperti - ma i
comunicati diffuso in serata non ne fanno menzione - dagli
ammortizzatori sociali dei quali lo Stato si fa garante.
L'annuncio ufficiale dell'accordo è destinato ad alzare il
velo anche su altri aspetti della vicenda, a cominciare dalla
governance che dovrebbe essere inizialmente paritaria con
presidente e amministratore delegato espressi l'uno da Invitalia
e l'altro dalla Mittal. Anche su questo punto non ci sono
comunicazioni ufficiali.
Per l'impianto di Taranto si profila comunque in ritorno
al
passato. Nata nel 1905 l'Ilva passò all'Iri nel 1929 e venne
ceduta ai Riva solo nel 1995, con il piano di privatizzazioni.
Il commissariamento è datato 2012. ArcelorMittal arriva nel
2018 e ora arriva una nuova svolta.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA