Il sogno a cinque cerchi di
Carolina Foresti diventa realtà. L'atleta del Reale Yacht Club
Canottieri Savoia è presente alle Paralimpiadi di Parigi, al via
domani, con il "quattro con PR3 Mix" italiano di canottaggio.
Prima regata di qualificazione venerdì 30 agosto, eventuale
ripescaggio sabato 31 agosto, eventuale finale domenica 1°
settembre.
Campionessa del mondo indoor e bronzo europeo 2024, in barca
soltanto dall'autunno 2021, Carolina ha una bella storia di
riscatto da raccontare. "Ero una grande sportiva, un talento. Mi
fermarono due incidenti in moto, nei quali ho riportato prima
una disabilità visiva, perdendo la vista a un occhio, poi la
perdita parziale di flessione ed estensione della caviglia",
ricorda Carolina. "Il recupero è durato tanto,
l'ospedalizzazione è stata lunga ed ero fisicamente a pezzi,
"pelle e ossa", ma il recupero psicologico è stato quello più
duro e devastante. Nel 2021 ho ricominciato ad accettare il
cambiamento del mio corpo, lo sport è stato decisivo. L'avvento
del canottaggio, dopo aver riprovato invano il tennis, mia prima
grande passione, mi ha permesso di tirare fuori tutto ciò che la
nuova versione di me aveva da esprimere".
La prima volta in barca è al Reale Yacht Club Canottieri
Savoia: "Agli allenatori e al presidente Fabrizio Cattaneo della
Volta va un enorme ringraziamento, provo un grande sentimento di
gratitudine. Il primo allenamento? Era il 4 novembre 2021. Dopo
un mese, mi allenavo già per due ore in vasca-voga. Mi chiesero
se volessi andare in barca con Alessandro Brancato, un altro
atleta del Circolo Savoia per il pararowing, per fare
competizioni ufficiali. Non sapevo a cosa sarei andata incontro
ma confidavo nella mia mentalità, e accettai la proposta. Iniziò
quel giorno il percorso mentale e fisico che mi ha portato a
Parigi. E oggi, alle Paralimpiadi, mi ritengo soddisfatta del
mio percorso e la mia rinascita è completa".
L'approccio con la barca: "Credevo fosse più facile, non è
stato amore a prima vista. Coordinare il movimento delle
braccia, non incastrare i remi, tenere i pugni vicini fino a
farsi sanguinare le nocche della mano. Remare sembra un gesto
così semplice, e invece non si smette mai di imparare", spiega
Foresti. "Durante ogni allenamento la concentrazione da
mantenere è immensa, tanto da entrare in una bolla lontana da
tutti gli altri pensieri. Quando entro in connessione con la
barca, e la sento scorrere sull'acqua quasi da sentirmi
sollevata e volare, mi dico di aver ritrovato le stesse emozioni
provate sulla moto da adolescente".
"Il messaggio che voglio dare è di accettazione del
cambiamento, sembra banale ma non lo è. Accettare gli
avvenimenti della vita, una disabilità, non rincorrere più la
persona che si era ma abbracciare quello che si è diventato. Se
mi sento un esempio? Mi piacerebbe esserlo per chi vive momenti
difficili, vorrei che tutti coloro che mi vedono in barca
capiscano che se ce l'ho fatta io, possono farcela anche loro.
Nella vita non conta quello che succede, ma come si reagisce
agli eventi inaspettati".
Sul percorso di preparazione olimpica: "Sono testarda ed
esigente, quando sono al limite mi ripeto ciò che mi hanno
insegnato: c'è ancora un 30 per cento di sforzo da fare. Bisogna
allenare la mente alla resistenza e la pazienza e in questo mi
aiuta la musica, che ascolto moltissimo durante gli esercizi.
Aspettative? Parigi è la dimostrazione di come la forza di
volontà vince su tutto. Lo slogan delle Paralimpiadi descrive al
meglio il mio percorso e quello di tanti para atleti come me:
«dove non arriva il corpo arriva la mente, e dove non arriva la
mente arriva l'anima». Parigi sarà la gara più importante della
mia vita, dimostreremo al mondo il valore dell'equipaggio
italiano".
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