Un festival "bellissimo", che ha messo a segno l'impresa di ringiovanire il pubblico, dando forza al brand della Rai. E soprattutto un festival "pluralista", senza alcun "tipo etichetta politica", con buona pace di chi lo ha definito sovranista, e capace di fare satira senza andare mai "oltre il lecito". Al suo debutto a Sanremo, all'Ariston per assistere alla serata, l'amministratore delegato della Rai Fabrizio Salini promuove a pieni voti Claudio Baglioni e apre la porta all'ipotesi di un terzo festival per il 'dirottatore artistico': "Se troveremo in Baglioni la volontà di intraprendere un cammino insieme, non lo escludo".
Il primo festival sovranista dell'era del governo gialloverde? "Non c'è nessun tipo di etichetta politica", risponde Salini, che finora ha seguito Sanremo in tv e in città è arrivato accompagnato dalla moglie Agata. "In generale, c'è quasi sempre l'esigenza di attribuire un significato politico al festival di turno. Quest'anno è stata fatta la scelta di aprire il festival esclusivamente, o quasi, a una platea di cantanti e di artisti italiani. Da qui però a definirlo sovranista ce ne vuole". Il suo dovere, sottolinea, "è garantire il pluralismo anche nelle proposte, nei testi delle canzoni. Anche l'ampiezza e la varietà dell'offerta musicale dimostra il pluralismo del festival".
Tenuta fuori dalle porte dall'Ariston, la politica è rientrata dalle finestre del monologo di Claudio Bisio su Baglioni 'sovversivo', dello sketch di Pio e Amedeo, della 'Lega dell'amore' versione Bisio-Hunziker. E il vicepremier Matteo Salvini è apparso un po' come il 'convitato di pietra': "Credo che ci siano stati momenti di satira, ma non mi è sembrato che sia mai andata al di là del lecito. Del resto, il festival è specchio del Paese, inevitabilmente un po' di attualità c'entra, ma credo che sia la satira che le risposte che sono arrivate dalla politica siano state sempre scanzonate. Non attribuirei altri significati a quello che è stato quasi un gioco". Quanto alle polemiche della vigilia, legate alle dichiarazioni di Baglioni sul tema dei migranti, a giudizio dell'ad "non si sono mai riverberate sul festival". E con la direttrice di Rai1, Teresa De Santis, "c'è stata grandissima sintonia - assicura - anche nei momenti più difficili. Ha tutelato l'evento e i talent e questa è stata la risposta migliore alle polemiche".
Dopo aver messo a segno il record della raccolta pubblicitaria, oltre 31,1 milioni di euro, al festival è riuscita l'impresa di "riconquistare il pubblico giovane: particolarmente rilevante il dato sul pubblico 15-24 anni sul quale è stato superato il 50% che ci ha sorpreso positivamente".
Forte di questi risultati, la Rai guarda al futuro: "Da domenica pomeriggio inizieremo a pensare alla prossima edizione: se troveremo anche in Baglioni la volontà di intraprendere un cammino insieme, non lo escludo". Del resto, sottolinea, "Baglioni si è dimostrato una perla nel panorama musicale, ma anche un talento televisivo, in grado di cantare, condurre, accompagnare, fare da spalla".
A uno dei festival più 'oculati' dell'ultimo decennio ha contribuito la policy di razionalizzazione e contenimento dei costi che ha interessato anche i cachet del cast e degli ospiti.
Un punto fondante del nuovo piano industriale di Salini che potrebbe riguardare anche altri volti rappresentativi dell'azienda, come Fabio Fazio o Bruno Vespa: "Penso che la Rai debba assolutamente intraprendere questo percorso, all'interno di un piano industriale che vedrà l'ottimizzazione dei contenuti e dei prodotti e quindi un utilizzo ancora più virtuoso della nostra offerta". Un percorso che "passa anche attraverso una riflessione sui compensi. Una Rai più plurale e più aperta - conclude - deve intraprendere questa strada".