La regina della serata è Drusilla Foer: talento, eleganza, classe, ironia, si mangia il palco (e supera brillantemente la prova della scala).
Drusilla Foer è la conduttrice della terza serata del festival. Prende il microfono e prova a cantare: "Senta coso, senta Amedeo, sono una grande interprete, voglio cantare, se ne vada. Cosa dovrei fare? Co-presentare con lei tutta la sera? Ma è un inferno, lei è pazzo, lei mi fa fare la valletta. Se l'avessi saputo mi sarei messa qualcosa di più scosciato, ho anche un bel koala tatuato". Poi si rivolge al direttore di Rai1 seduto in platea: "Coletta, lei non può fare nulla, nemmeno se le dò dei bacini?".
La seconda uscita di Drusilla, nei panni di Zorro, le consente di giocare con l'idea del personaggio 'en travesti': "Ho pensato a qualcosa di eccentrico, per tranquillizzare tutti quelli che avevano paura di un uomo en travesti, sicché mi sono travestita". "Gli uomini con il naso piccolo sono come le Ferrari senza volante secondo me", dice l'attrice, personaggio creato da Gianluca Gori, rivolgendosi ad Amadeus mentre si sfila cappello, maschera e mantello.
"Che fa, si spoglia completamente?", chiede il conduttore. "Farei delle grandi sorprese", la risposta sul filo dell'ironia.
"La parola diversità non mi piace, ha in sé qualcosa di comparativo e una distanza che non mi convince", dice Drusilla Foer nel suo monologo a Sanremo. "Ho cercato un termine per sostituirla e ho trovato unicità, mi piace, piace a tutti, perché tutti noi siamo capaci di notare l'unicità dell'altro e tutti pensiamo di essere unici. ma per comprendere e accettare la propria unicità è necessario capire di cosa è fatta, di che cosa siamo fatti noi, certamente delle cose belle, ambizioni, valori, convinzioni, talenti". "Non è affatto facile ma vanno prese per mano tutte le cose che ci abitano e portate in alto, nella purezza della libertà", dice, salutata da lungo applauso del pubblico. "Sono una persona molto fortunata a essere qui, ma date un senso alla mia presenza su questo palco e tentiamo insieme l'atto più rivoluzionario che c'è, l'ascolto di se stessi, delle nostre unicità, per essere certi che le nostre convinzioni non siano solo delle convenzioni, facciamo scorrere i pensieri in libertà, senza pregiudizio, senza vergogna, liberiamoci dalla prigionia dell'immobilità".