E' giusto, in un momento di aggregazione collettiva come Sanremo, accendere un faro sulla guerra in Ucraina: dopo giorni di polemiche sull'annunciata presenza in video del leader di Kiev Volodymyr Zelensky durante la serata finale del festival, Amadeus tira dritto. "Siamo in contatto, ha chiesto di essere presente con un messaggio registrato", spiega il direttore artistico in un'intervista a 'Chi', in edicola il 1 febbraio. "Deve essere un messaggio di pace, andrà in onda nella serata del sabato dopo le 28 esibizioni dei cantanti in gara. Comprendo e non mi meraviglio che il suo intervento possa dividere, ma tutte le guerre sono orribili e abbiamo il dovere di non dimenticarlo". Intanto a far discutere oggi è la scelta della Rai di sottoporre il contributo video di Zelensky - che dovrebbe durare un paio di minuti - al controllo preventivo, per evitare profili di criticità per l'azienda.
Della questione si è discusso ieri nel cda di Viale Mazzini e alcuni consiglieri hanno chiesto chiarimenti su una vicenda rilevante dal punto di vista editoriale. "Che sia affidato alla burocrazia della Rai il controllo di ciò che Zelensky dirà a Sanremo è una notizia che non so se sia più ridicola o deprimente", commenta sul suo profilo Facebook Pier Ferdinando Casini. "Leggo che la Rai si appresterebbe ad esercitare un 'controllo preventivo' del video di 2 minuti del presidente Zelensky che andrà in onda a Sanremo. Mi sembrerebbe semplicemente grottesco invitare il presidente di un paese vittima di una violenta aggressione, che aiutiamo a difendersi, e poi operare una censura alle sue parole", gli fa eco su Twitter il segretario di Più Europa Benedetto Della Vedova. L'intervento di Zelensky ha fatto storcere il naso a diversi schieramenti politici, mobilitato intellettuali, personaggi dello spettacolo e associazioni e si prepara a movimentare anche la giornata di sabato 11 febbraio, con le manifestazioni annunciate a Sanremo da parte di pacifisti e di ucraini a sostegno del loro presidente.
E l'associazione Un Ponte scrive ad Amadeus per chiedergli di invitare al festival "gli obiettori di coscienza russi e ucraini": la loro testimonianza, "espressa a rischio della vita e della propria libertà", si sottolinea, è stata "completamente ignorata dalla tv pubblica e dal sistema mass mediatico italiano ed europeo".