Un corteo contro la violenza nel segno di Slobodanka Metusev, la donna serba di 48 anni uccisa dal compagno a Capoterra lo scorso 6 novembre dopo una lite. L'ultima vittima, in ordine di tempo, in Sardegna. A poco più di due settimane da quel femminicidio, la cittadina si è colorata di rosso scendendo in piazza con una "Marcia per le donne" voluta dalla commissione e dall'assessorato Pari Opportunità del Comune guidati da Silvia Cabras. Una manifestazione molto partecipata che ha coinvolto studenti di ogni ordine e grado, la Giunta, espoenenti di maggioranza e opposizione, associazioni culturali e sociali, le parrocchie, educatori, genitori, cittadine e cittadini, il mondo dello sport: già nei giorni scorsi le squadre erano scese in campo con un segno rosso sotto lo zigomo.
Il leit motiv della marcia, partita dal piazzale del comune, suona come un monito per tutti: "Non è normale che sia normale", è stato scandito a più riprese durante il corteo che si è snodato da via Cagliari e ha attraversato Corso Gramsci, via Sardegna, via Amendola per terminare in Piazza Liori. Qui sono stati esposti appesi ai fili con le mollette colorate i cartelloni realizzati dagli studenti, uno per ogni classe: la loro impronta in rosso e la frase simbolo della marcia.
Il dramma di Slobodanka ha lasciato il segno nella comunità, che oggi si è ritrovata in piazza per un momento di riflessione e di sensibilizzazione che riguarda tutti: le donne, gli uomini e le istituzioni. "Tutta la Giunta e il Consiglio sono in prima linea per contrastare questo dramma, verso le donne e tutte le persone fragili", ha detto il sindaco Beniamino Garau. "E' bello vedere tanti giovani, donne e uomini del futuro, siamo qui a nome di tutte le donne che non possono più parlare, per dire no a qualsiasi forma di violenza psicologica fisica sessuale, lo stalking", ha aggiunto Silvia Cabras nel ricordare, elencandole, le tante vittime tra le quali appunto Slobodanka. Poi, rivolta agli studenti li ha esortati "a parlare, a raccontare, non stare zitti di fronte a azioni di violenza".
La vice presidente della commissione Pari opportunità, Francesca Trois, ha sottolineato come "questa manifestazione nasca dall'esigenza di educare, a partire dalle giovani generazioni, sul doloroso tema dei femminicidi e della violenza sulle donne che anche se spesso non ce ne rendiamo conto, tocca profondamente tutti i tessuti sociali". Silvia Cabras ha chiuso la manifestazione con un messaggio significativo: "Siamo qui a nome di tutte le donne che non possono più parlare, e ribadire a gran voce che 'Non è normale che sia normale'".
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