"Da qui è passata la storia del
Paese". Pietro Grasso lo dice davanti a tanti ragazzi nell'aula
bunker nel quale si è celebrato, tra il 1986 e il 1987. In quel
processo Grasso era il giudice a latere si è giocata, ricorda,
una partita fondamentale per "svelare il vero volto crudele
della mafia".
"Qui - ricorda ancora l'ex giudice che poi è stato presidente
del Senato - ho vissuto intensamente un momento emozionante. Il
primo giorno entrai qui con un groppo alla gola: c'erano tanti
imputati, molti avvocati, 500 giornalisti. Da allora la mia vita
è cambiata, a partire dai rapporti con la famiglia".
Grasso ripercorre poi le tappe del processo, i mille ostacoli
che artificiosamente venivano ideati per ritardare il passo
della giustizia: la richiesta di lettura in aula degli atti del
processo, i gesti plateali di detenuti che si cucivano la bocca
con un fil di ferro oppure simulavano attacchi epilettici.
"Riuscimmo - dice Grasso - a tenere il passo e a salvare il
processo con scelte in linea con le leggi e con la procedura.
Abbiamo fatto solo il nostro dovere".
Rivolgendosi ai ragazzi, Grasso riconosce che in questi anni
si è rafforzata la coscienza civile e il rifiuto di Cosa nostra:
un percorso che passa attraverso la scuola, diventata "la vera
antimafia sociale".
Grasso conclude il suo intervento ricordando Falcone che gli
affidò un accendino dopo avere smesso di fumare. Era un gesto di
affetto che ora Grasso ricambia tirando fuori l'accendino che
alza con la fiammella accesa tra gli applausi dei ragazzi.
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