(di Francesco Terracina)
(ANSA) - PALERMO, 16 APR - Panormos, la città tutto porto,
che negli anni bui del sacco edilizio aveva girato le spalle al
mare, prova a fare pace con l'acqua e a rivolgere lo sguardo
verso quella costa tanto negata e tanto decantata dai pittori
paesaggisti. Il recente progetto del waterfront, redatto
dall'Autorità portuale di sistema, ha probabilmente accelerato
la pedonalizzazione di una delle arterie, la via Emerico Amari,
che dal porto conduce al centro e incrocia la via Ruggero
Settimo, il "salotto" di Palermo, anch'essa destinata ai soli
pedoni già a partire da maggio. Così ha deciso la giunta di
Palermo, proprio nel giorno in cui il Consiglio comunale ha
bocciato il Piano triennale delle opere pubbliche.
In città si parla già di Rambla, sul modello di Barcellona,
mentre il sindaco Leoluca Orlando insiste sul "cambio culturale
che ha superato ostacoli frapposti da resistenze sempre più
sterili". Il nuovo progetto crea una grande area priva di
traffico veicolare: le due arterie prolungano la già
pedonalizzata via Maqueda, che a sua volta incrocia corso
Vittorio Emanuele che conduce alla cattedrale.
Città di "primati", Palermo subisce il leggendario disordine
del traffico e ora punta a scoraggiare chi va in auto: cento
chilometri di piste ciclabili, quattro linee del tram in
esercizio e altre sette in programma. Una mobilità leggera che
include la metropolitana ferroviaria (i cui cantieri accumulano
ritardi), mentre i servizi di bike sharing e monopattini cercano
di superare lo scetticismo degli incalliti automobilisti locali.
Siamo a una svolta? Per il sindaco e l'amministrazione non ci
sono dubbi. Cautele, però, arrivano dagli addetti ai lavori: "La
strada è quella giusta - dice il presidente dell'Ordine degli
architetti di Palermo, Franco Miceli - Ma su due temi si
registrano ritardi: manca il coinvolgimento di cittadini,
professionisti, categorie produttive. Le scelte vanno poste a
verifiche. La pedonalizzazione va perseguita mirando alla
qualità degli interventi: non basta transennare una strada.
Dalla pavimentazione (la via Amari, che si vuole chiudere al
traffico, è stata appena asfaltata) all'arredo urbano, i
progetti vanno pensati".
Il dato positivo segnalato un po' da tutti è che oggi c'è una
strategia, "iniziata con un incontro di alcuni anni fa ai
Cantieri culturali alla Zisa: eravamo un centinaio di
professionisti, in dieci diversi tavoli tecnici, e cominciammo a
pianificare la svolta", spiega il docente di Urbanistica
dell'Ateneo di Palermo Dino Trapani. "Se guardiamo alle altre
città costiere - aggiunge - capiamo che il riordino urbanistico
non può che partire dal mare. Il waterfront è una grande idea,
purché le scelte siano chiare: lo scalo marittimo non può
sviluppare le attività commerciali, ma deve puntare al traffico
passeggeri. Palermo non ha retroporto e non potrebbe reggere la
pressione dei tir. La costa è un patrimonio incommensurabile,
altro che Rio de Janeiro: l'area metropolitana offre un panorama
marino per decine di chilometri, delimitato dai promontori di
Aspra e Montepellegrino, come nei quadri dei vedutisti inglesi e
francesi dei secoli scorsi".
Se la strategia è segnata, a favore della mobilità leggera e
della riduzione del traffico veicolare, "quello che manca è una
visione d'insieme - dice Filippo Schilleci, ordinario di
Urbanistica dell'ateneo palermitano - I vari piani devono
dialogare tra loro, partendo dal Prg, cioè da un quadro
generale, per scendere via via nei dettagli. Un singolo
progetto, che si tratti di una strada o di un percorso
ciclabile, va bene se viene inserito in un sistema". (ANSA).