(ANSA) - PALERMO, 23 SET - Un nuovo studio pubblicato sulla
prestigiosa rivista Science Advances svela come le emissioni di
CO2 dai pennacchi vulcanici siano utilizzabili quali precursori
di violente eruzioni esplosive. La ricerca è stata coordinata
dal prof. Alessandro Aiuppa dell'Università di Palermo, in
collaborazione con il Laboratorio di Geofisica Sperimentale
dell'Università di Firenze, con l'Istituto Nazionale di
Geofisica e Vulcanologia (Sezioni di Napoli e Bologna), e con le
Università di Pisa e Torino.
Le eruzioni vulcaniche sono fenomeni improvvisi, la cui dinamica
è così rapida da sfuggire spesso al controllo preventivo della
maggior parte delle reti di monitoraggio. Queste eruzioni
rappresentano un serio pericolo, soprattutto su vulcani
densamente abitati nelle aree circostanti o su quelli che da
anni costituiscono un richiamo turistico per migliaia di
visitatori. In Italia, Stromboli ed Etna rappresentano
emblematici esempi di vulcanismo attivo. Stromboli, in
particolare, è un vulcano caratterizzato da frequenti (alcuni
eventi ogni ora) e deboli ma spettacolari esplosioni che ogni
anno portano sull'isola turisti ed appassionati che desiderano
osservare da vicino un vulcano in eruzione. Le esplosioni
violente che interrompono questa attività, definite eruzioni
parossistiche, si verificano tipicamente senza preavviso,
generando colonne eruttive di diversi chilometri di altezza,
incendi e onde di tsunami, ricoprendo di cenere e lapilli i
villaggi della costa e rappresentando un serio pericolo per
turisti e ricercatori. Pur essendo in continua attività, e
quindi con una colonna di magma molto vicina alla superficie, è
stato dimostrato come le esplosioni più violente di Stromboli
siano tuttavia legate alla risalita improvvisa di magma da
diversi chilometri di profondità. È quindi molto difficile
"leggere" in anticipo i segnali della risalita di questo magma,
e gli unici messaggeri che legano l'ambiente profondo con le
osservazioni che gli studiosi fanno in superficie sono i gas
magmatici, che riescono a sfuggire dal magma e a raggiungere in
anticipo la superficie stessa. Avvalendosi dell'analisi della
composizione e il flusso dei gas vulcanici, analizzati a
Stromboli mediante una rete multi-parametrica finanziata dal
Dipartimento della Protezione Civile Nazionale, questa nuova
ricerca dimostra come i due ultimi parossismi verificatisi a
Stromboli nel 2019 siano stati preceduti da incrementi
rilevabili nel degassamento di anidride carbonica (CO2) dal
pennacchio vulcanico, fino a settimane/mesi prima degli eventi
esplosivi. I risultati dimostrano come il gas vulcanico, in
particolare la CO2, giochi un ruolo chiave nelle dinamiche
esplosive, e che i periodi preparatori delle esplosioni siano
caratterizzati da emissioni anomale di CO2, rilasciate dal magma
ancora immagazzinato in profondità. "L'analisi di una grande
quantità di dati e di serie temporali particolarmente lunghe -
spiega il prof. Aiuppa - ci ha permesso di identificare dei
chiari aumenti dei flussi di gas e dei cambiamenti nei loro
rapporti che si verificano fino a tre mesi prima degli eventi
esplosivi. Tali cambiamenti sono quindi utilizzabili come
possibili precursori, e ad oggi vengono quotidianamente
utilizzati per la valutazione dello stato di attività del
vulcano ed integrati con il sistema di sorveglianza LGS che da
anni opera a Stromboli e fornisce valutazioni sulla pericolosità
vulcanica per il Dipartimento della Protezione Civile". (ANSA).