"Questo posto era sempre una festa. Avevamo una sala bellissima con centinaia di lucine colorate. C'era sempre un sacco di gente. Ed ora guàrdati attorno, qui la sera c'è soltanto il coprifuoco, non c'è più nulla". Nando Bonanni ha 64 anni e 40 li ha passati ad accogliere i clienti nel ristorante 'La Fattoria' a Sommati, una delle tante frazioni disseminate tra gli splendidi boschi che circondano Amatrice. Nella sala di cui parla, un anno dopo, ci sono ancora i tavoli e le sedie. Ma sopra, invece di piatti e bicchieri ci sono le macerie del solaio che è venuto giù il 24 agosto. Pezzi di mattoni sono caduti tra i bollitori, il grande camino è sventrato, le finestre sono completamente esplose. "Quella notte non finiva mai, ricordo solo questo - racconta - Le porte non si aprivano e tutto attorno tremava e crollava. I bambini urlavano. Abbiamo dovuto spaccare tutto per riuscire ad uscire". E una volta fuori Nando si è reso conto del disastro. Il borgo di Sommati è imploso, 4 romani e 3 inglesi sono morti sotto le macerie. Ma se altri cinque cittadini d'oltremanica sono vivi devono dire grazie anche a Nando. La loro casa era proprio dietro il ristorante, l'unica del paese con la piscina, per la gioia di tutti i più piccoli. "Quando siamo arrivati era già crollata una buona parte dell'abitazione - dice Nando guardando il cumulo di macerie aumentato dopo le scosse del 26 e del 30 ottobre - siamo riusciti a tirare fuori loro ed altre sei persone. E' stato un miracolo che fossero ancora vivi". In attesa che gli consegnino le casette che stanno costruendo su quello che era il suo terreno, Nando vive con tutti i familiari in una serie di container che si è pagato di tasca sua e li ha piazzati nel cortile del ristorante. "Dovrebbero consegnarci le casette a settembre. Ma quelle non sono case - si arrabbia - quelle sono baracche. Avrebbero dovuto fare le palazzine che hanno costruito a L'Aquila, quelle sì che erano case". In molti tra gli abitanti delle frazioni di Amatrice la pensano come Nando, in contrapposizione con chi, invece, vedeva nelle case realizzate in Abruzzo l'ennesimo sperpero di denaro pubblico. Il ristorante, invece, se tutto va bene riaprirà ad ottobre. In una struttura poco distante dal vecchio. "Io ero abituato a stare con la gente, tutto il giorno - prosegue sconsolato - ed ora invece mi trovo a stare con le pecore e i cavalli. Qui non c'è più nessuno, mi dici cosa faccio quando riapro?".