"Da quel giorno la Basilica di Assisi è diventata la mia seconda casa. Averla 'ricostruita' in soli due anni è un motivo di grande orgoglio": inizia da qui Sergio Fusetti, capo restauratore e conservatore della chiesa, il suo personale ricordo di ciò che accadde 20 anni fa con il sisma che colpì Umbria e Marche. Un racconto in cui si percepisce chiaramente l'amore che prova verso la "casa" del Poverello, al punto che arriva a ripetere più volte "la mia Basilica".
"Ero lì dentro la mattina del 26 settembre 1997 - racconta Fusetti all'ANSA - quando crollarono le volte e uscii vivo solo per miracolo". Fu poi il primo dei restauratori a rientrare. "E non perché fossi il più coraggioso - sottolinea -, semplicemente perché era giusto che andassi io a mettere in sicurezza le parti pittoriche risparmiate dal terremoto". All'epoca Fusetti aveva 44 anni, ma già dai primi anni Settanta si era occupato a più riprese della manutenzione ordinaria della Basilica. "Il lavoro fatto dopo il terremoto - ricorda - è stato enorme e bellissimo, basta pensare che recuperammo qualcosa come 300 mila frammenti, ognuno di due-tre centimetri quadrati". E spiega come era stato possibile ricostruite tutto in soli due anni.
"Grazie a una macchina perfetta - afferma -, che lavorava in completa sintonia tra vari enti e si avvaleva di restauratori e ditte incaricate alla ricostruzione muraria di altissimo profilo. A un certo punto una delle ditte appaltatrici richiamò al lavoro due operai ormai in pensione perché solo loro sapevano ricostruire le volte, dove vennero collocati ben 26 mila mattoni". "Un'opera colossale - ribadisce il restauratore - realizzata in tempi celeri grazie alle professionalità, ma anche e forse soprattutto, a una burocrazia snella, quello che decidevamo la sera lo mettevamo in pratica il giorno successivo: ecco quello della burocrazia è un capitolo che merita un discorso a parte e spero che venga fatto anche per la ricostruzione della Basilica di San Benedetto a Norcia. Dove mi auguro che si possa recuperare la Basilica in poco tempo". Il restauratore ha anche una sua idea su come ricostruirla. "Personalmente - dice - la rifarei come era. D'altronde la gente solitamente è affezionata a quello che aveva e quindi non vedo l'esigenza di stravolgerla. Se non per ragioni di sicurezza - conclude Fusetti -, la strada maestra da seguire deve essere sempre la costruzione che garantisce la migliore antisismicità".