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Terremoto: Territori Aperti, big data e master su catastrofi

Progetto Università dell'Aquila, con Comune e sindacati

(ANSA) - ANCONA, 01 SET - Mettere in relazione dati ed esperienze, identificare le buone e le cattive pratiche per evitare che anche nelle prossime catastrofi ogni volta sia sempre la prima volta. Dal terremoto dell'Aquila nel 2009, passando per l'Emilia nel 2012 e per il Centro Italia nel 2016-17, il progetto "Territori Aperti" punta sui big data, ma anche sulla formazione con un Master in management tecnico-amministrativo post catastrofe negli enti locali, giunto alla seconda edizione, e il toolkit, ovvero una "cassetta per gli attrezzi" per affrontare le prossime emergenze e le ricostruzioni. Il progetto nasce da un'idea condivisa tra il Comune dell'Aquila e l'Università degli studi dell'Aquila, attivata grazie a un finanziamento del "Fondo Territori Lavoro e Conoscenza", costituito con una sottoscrizione tra i lavoratori iscritti a Cgil, Cisl e Uil. "Dopo il terremoto del 2009 come Università ma anche insieme ad altri gruppi di ricerca abbiamo sentito l'esigenza di ricordare l'esperienza dell'emergenza e della ricostruzione. I dati erano tanti, con predominanza di quelli scientifici. Analizzare per poter ricordare in modo vivo e attivo", dice Paola Inverardi, docente di informatica, tettrice dal 2013 al 2019 e presidente del comitato d'indirizzo di Territori Aperti: "i terremoti 2016-2017 ci hanno ricordato, come pure quello dell'Emilia Romagna del 2012, che l'Italia è un paese estremamente fragile. Sarebbe necessario avere norme che intervengano in maniera unitaria per dare certezze e c'è la necessità di ricostruire le politiche per il futuro. Territori Aperti è un'infrastruttura informatica che cresce, ricorda, elabora il sapere: oggi la scienza dei dati ci dice che questo è possibile". "Il progetto è nato per rispondere alle esigenze poste dal sisma dell'Aquila per creare uno strumento utile per i territori esposti a rischio di calamità naturali, in ottica di ricostruzione fisica, economica e sociale - spiega Lelio Iapadre, prorettore con delega allo Sviluppo sostenibile dell'Università degli Studi dell'Aquila e coordinatore di Territori Aperti -. Il cuore del progetto sono i dati, essenziali per conoscere i processi e poi calibrare le politiche e permettere una loro valutazione da parte di cittadine e cittadini". Secondo il recente progetto di ricerca Titan, realizzato dal programma europeo Espon, dal 1995 al 2017, alluvioni, tempeste, siccità e terremoti hanno causato in Europa quasi 77 miliardi di euro di danni, di cui 43,5 miliardi direttamente collegabili ai disastri naturali e 33,4 miliardi derivanti dai legami economici con le aree colpite da calamità naturali. Lavorerà anche in ottica di prevenzione il Master in management tecnico-amministrativo post catastrofe negli enti locali, giunto alla seconda edizione. Spiega il coordinatore prof. Donato di Ludovico, "l'anno scorso abbiamo ricevuto 137 domande e ne sono state accolte 40. La formazione riguarda la gestione degli uffici che si formano nel momento in cui avviene il disastro, ma si parla anche di prevenzione e di pianificazione. In ottica multidisciplinare è aperto non solo ai tecnici, ma anche ai laureati in lettere. Dai tirocini sono state elaborate le schede che confluiranno in un 'toolkit', una cassetta per gli attrezzi, un manuale. Al momento abbiamo 200 schede di buone e cattive pratiche e alla fine saranno 500 aggiungendo l'analisi delle esperienze dei progetti finanziati da Cgil, Cisl, Uil e Confindustria. Sarà una guida per non incappare negli errori, per far tesoro delle esperienze vincenti, anche dal punto di vista di comunità e associazioni. Per evitare che ogni volta sia sempre la prima volta". (ANSA).
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