Era accusato di interruzione di pubblico servizio e resistenza a pubblico ufficiale; per quest'ultima accusa all'epoca finì per un paio di giorni in carcere.
In primo grado il tribunale di Ascoli lo aveva condannato a cinque mesi, riconoscendolo colpevole di entrambi i reati. La Corte d'Appello di Ancona ha invece assolto Rendina per l'interruzione di pubblico servizio, condannandolo solo per la resistenza. Secondo l'accusa quel giorno i carabinieri avvicinarono Rendina che aveva trovato riparo nella tensostruttura riservata ai vigili del fuoco, cercando di convincerlo a trasferirsi nell'albergo messo a disposizione dal Comune di Arquata. All'ennesimo rifiuto i militari avevano cercato di portarlo via fisicamente e l'uomo avrebbe reagito, cercando di divincolarsi, finché i carabinieri non riuscirono a immobilizzarlo e portarlo via per arrestarlo e tradurlo in carcere. Annuncia ricorso in Cassazione il suo legale, avvocato Mauro Gionni, sostenendo che, "essendo venuta meno l'accusa di interruzione di pubblico servizio, non ci cono i presupposti per condannarlo per la resistenza a pubblico ufficiale". (ANSA).