"Il 2021 è il primo anno di una decade preoccupante. Nei prossimi 10 anni le disuguaglianze cresceranno moltissimo". Così il presidente di WeWorld, Marco Chiesara, nel corso di un Forum Ansa Incontra, commentando i dati del WeWorld Index 2021 sull'inclusione di donne e bambini nel mondo. "La risposta - ha proseguito - è un approccio olistico e globale, che tenga conto di quattro dimensioni: salute, educazione, economia e società. La pandemia è un esempio molto chiaro: è necessario lavorare con tutti i Paesi, soprattutto quelli più poveri, perché questo permette di dare stabilità allo sviluppo. Servono politiche globali che devono avere un approccio intergenerazionale e di genere". "In questo momento - ha spiegato Chiesara - il nostro impegno in termini di sensibilizzazione si muove in due direzioni: da un lato il cambiamento climatico, tema centrale; dall'altro l'educazione, uno dei settori che ha subito il maggior impatto dalla pandemia".
WeWorld, 150 milioni di persone a rischio umanitario - A causa dei cambiamenti climatici nel 2030 150 milioni di persone avranno bisogno di aiuti umanitari, 50 milioni in più rispetto a oggi; 258 milioni di bambini e bambine non ricevono ancora un'educazione adeguata; mentre alla fine del 2021, nel mondo, 435 milioni di ragazze e donne si troveranno sotto la soglia di povertà. Il 2021 conferma il trend negativo del 2020, con il Covid-19 che ha frenato i progressi in direzione degli obiettivi dell'Agenda 2030. Sono i dati che emergono dalla settima edizione del WeWorld Index, la classifica sul livello di inclusione di donne e bambini in 172 Paesi, stilata dalla Ong WeWorld. Lo studio, come hanno spiegato il presidente Marco Chiesara, con Elena Elena Caneva, responsabile del Centro studi e Stefania Piccinelli, responsabile dei programmi internazionali, nel corso di un Forum ANSA Incontra, fotografa il mondo post pandemia, analizzando la situazione di donne e bambini in relazione a 34 indicatori: ambientali, sociali, educativi, economici e di salute. Non va bene nemmeno sul fronte del lavoro minorile, che potrebbe aumentare di 8,9 milioni di casi entro fine 2022. Più della metà di questi riguarderebbe bambini tra i 5 e gli 11 anni. Un fenomeno alimentato da crisi occupazionale e chiusura delle scuole, che hanno costretto le famiglie a basso reddito a ricorrere al lavoro minorile o ai matrimoni forzati come meccanismo di risposta. Dei 258 milioni di bambini che non vanno a scuola, sottolinea il rapporto, 59 milioni dovrebbero frequentare la primaria, 62 milioni la secondaria inferiore e 138 milioni la secondaria superiore. Più della metà di loro vive in Africa Subsahariana.
Cambiamenti climatici e pandemia hanno un impatto anche sulle migrazioni. Nel 2020 c'erano 26,4 milioni di rifugiati in tutto il mondo. Il 39% di loro è ospitato in soli 5 Paesi: Turchia, Colombia, Pakistan, Uganda e Germania e si registrano 40,5 milioni di nuovi sfollati interni, il numero più alto di sempre negli ultimi dieci anni. Quanto all'Italia, anche in questo caso il prezzo della pandemia è stato pagato di più da donne e bambini. Il nostro Paese, segnala l'Index, ha registrato il maggior numero di giorni con scuole chiuse in Europa e si è assistito a un peggioramento della condizione economica femminile. Il rapporto 2021 di WeWorld include anche approfondimenti su Brasile e Mozambico, due Paesi rappresentativi degli effetti del Covid-19. In Brasile la pandemia, unita all'azione di un governo che non ha preso in carico le fasce vulnerabili della popolazione, ha trascinato il Paese al 92° nella classifica della Ong, contro il 54° posto del 2015. In Mozambico invece l'inclusione di donne e bambini/e ha registrato netti miglioramenti, ma la pandemia e il ciclone Idai hanno rallentato il progresso del Paese, che nel 2015 era al 145° posto, oggi al 140°: crescita che sarebbe stata più evidente senza gli effetti del ciclone. Nel 2020 più di 50 milioni di persone sono state doppiamente colpite: da disastri legati ai cambiamenti climatici e dalla pandemia di Covid-19.
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