Il livello di allerta terrorismo in Gran Bretagna è stato innalzato da 'sostanziale' a 'grave'. Lo ha annunciato il ministro degli Interni, Theresa May, affermando che un attacco terroristico è ''altamente probabile'' sebbene non imminente. A preoccupare le autorità del Regno Unito hanno contribuito gli eventi in corso in Siria e Iraq e la possibilità che jihadisti britannici dell'Isis possano tornare in patria e compiere attacchi.
In Italia il presidente del Veneto, Luca Zaia, chiede che non venga dato il permesso di apertura di nuove moschee finchè non sarà fatta chiarezza dalle indagini sulle cellule islamiche scoperte nel Paese. "Finché i 'casini' non saranno chiariti - aggiunge Zaia -, sono contrario all'apertura di nuove moschee, che non sono un problema in quanto tali, ma in quanto non sono previste garanzie per i cittadini. Se anziché una moschea, si parlasse di aprire un tempio buddista, il cittadino non si preoccuperebbe".
"Il vero tema - ragiona Zaia - è infatti legato al fatto che, purtroppo, a torto o a ragione, l'Islam viene associato ad una certa idea, sulla base della quale dubbi e paura sono giustificati nei cittadini". "Hanno ragione anche le forze di polizia - prosegue -, quando denunciano di essere sotto organico. E vorrei sentire adesso quelli che definivano esagerati i miei allarmi, quando le cose sono andate proprio così: oggi governano loro e non possono fare finta di non sentire gli appelli". Zaia ha dunque invitato gli imam a prendere le distanze dai proclami di violenza. "Non vedo sbagliata - ha concluso - l'idea di un incontro, che probabilmente riuscirò ad organizzare per la prossima settimana, con chi è qui".
Inchiesta italiana su jihadisti, una donna tra reclutatori - C'è anche una donna tra le carte dell'inchiesta avviata dalla Procura di Venezia con l'ausilio del Ros di Padova sui reclutatori di jihadisti da inviare in Siria per combattere al fianco delle milizie dell'Isis. Si tratta, come riporta il Corriere della Sera, di una musulmana di origini balcaniche che pur non formalmente iscritta nel registro degli indagati avrebbe avuto un ruolo fondamentale nel favorire il viaggio di Ismar Mesinovic, il bosniaco residente nel bellunese morto in combattimento ad Aleppo lo scorso gennaio. La donna avrebbe avuto una funzione di collegamento tra gli indagati, dei quali fa parte l'imam estremista Bilal Bosnic. Quest'ultimo, in base ai riscontri investigativi, si sarebbe incontrato più volte con il bosniaco a Pordenone e in altre città del Nordest. L'imam per mesi ha girato le moschee di Veneto e Friuli Venezia Giulia incontrando le varie comunità islamiche. Secondo l'ipotesi dei Carabinieri, Bosnic avrebbe avvicinato e cercato di plagiare decine di persone solo in Veneto. Nel frattempo proseguono le ricerche del figlioletto di Mesinovic, scomparso dopo la morte del padre. Il raggio d'azione è esteso sia ai Balcani che in Siria, dove potrebbe essere stato affidato, in base a una testimonianza, a due donne.