E' già arrivato a quota diecimila in appena otto mesi il numero di casi di Ebola, una cifra molto superiore alle poche centinaia delle epidemie precedenti. Di pari passo con la diffusione del virus corre anche il panico, e se da una parte il presidente Usa Barack Obama ha invitato alla calma, ricordando che 'il virus si può sconfiggere', dall'altra i governatori di New York, New Jersey e Illinois sono andati oltre le direttive degli esperti sulla quarantena imponendo l'isolamento a tutti gli operatori sanitari che tornano dai paesi colpiti. Il conteggio ufficiale dell'Oms parla di 10.141 casi accertati con 4.922 deceduti. Tra questi anche la bambina di due anni, morta la scorsa notte, che ha portato il virus in Mali, dove sono scattate le procedure di emergenza, rese difficili dal tragitto compiuto dalla piccola.
La bambina, originaria della Guinea, ha viaggiato in autobus per più di mille chilometri prima di raggiungere l'ospedale di Kayes, nella parte occidentale del Mali, e nella traversata ha fatto tappa anche a Bamako. Finora sono 50 le persone messe in quarantena, di cui una decina nella capitale, anche grazie a medici ed esperti del Cdc americano per coordinare le operazioni. Sono proprio gli operatori internazionali, medici, infermieri ed esperti, che prestano aiuto in Africa occidentale a destare più preoccupazioni in Usa, soprattutto dopo il primo caso a New York, quello di Craig Spencer, medico appena tornato dalla Guinea. La scelta dei governatori, che hanno ammesso di non aver consultato nessun esperto prima di decidere, desta qualche preoccupazione negli addetti ai lavori.
''Il semplice fatto che una persona torni da un paese colpito - sottolinea ad esempio Nicola Petrosillo, direttore dell'Uoc Infezioni Sistemiche dello Spallanzani di Roma - non è sufficiente a considerarla 'ad alto rischio'. Bisogna distinguere, se si è a basso rischio basta evitare i luoghi affollati, limitare un po' gli spostamenti, ma la quarantena mi sembra eccessiva''. La misura ha già 'colpito' un'operatrice del New Jersey, bloccata in aeroporto a Newark fino all'esito degli esami, per fortuna negativo. A riportare la calma ha provato il presidente Usa Barack Obama, che nel suo discorso settimanale ha ricordato che "l'ebola non si prende facilmente. Non ci si ammala con il contatto casuale di una persona. Dobbiamo farci guidare dalla scienza - ha aggiunto - dai fatti, e non dalla paura''.
Alla calma ha esortato anche in Italia il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, che ha confermato che nel nostro paese ci sono al momento solo due persone in quarantena, un medico e un'infermiera che sono stati in Sierra Leone. "E' uno di quei casi - ha indicato a margine del convegno dei giovani industriali - in cui non hanno avuto contatti diretti con persone affette dal virus ma per precauzione sono nei ventuno giorni asintomatici a casa e sono in prossimità del Sacco di Milano, e quindi se dovessero sviluppare i sintomi verrebbero subito ricoverati in alto isolamento".