Due anni per costruire l'atomica e due strade per raggiungere questo obiettivo: la bomba dell'Iran è da tempo considerata una certezza per i tecnici e gli osservatori internazionali. Sospettata da sempre, la finalità militare del programma nucleare iraniano è 'uscita allo scoperto' nel 2010, quando il Paese dichiarò di voler procedere all'arricchimento dell'uranio fino al 20%.
Mentre per far funzionare gli impianti nucleari civili è sufficiente utilizzare uranio arricchito al massimo per il 5%, un arricchimento del 20% ha altri scopi ed è breve il passo per raggiungere l'80% necessario per i fini militari. Una volta raggiunto questo obiettivo, costruire la bomba è relativamente semplice, dato che per innescare l'esplosione basta un dispositivo di tipo convenzionale. Un esempio è la lente esplosiva, una carica nella quale una piccola quantità di un esplosivo convenzionale come il T4 viene collocata secondo una certa geometria. Poichè questa tecnologia non è prettamente nucleare, è controllata solo indirettamente dall'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (Aiea).
La via più lunga da percorrere per costruire la bomba è quella che passa per l'arricchimento dell'uranio. Quest'ultimo viene estratto dalle miniere di Saghand, Anarak e Gachin; il minerale viene quindi portato nell'impianto di conversione di Esfahan, dove viene trasformato nella forma gassosa necessaria per alimentare gli impianti di arricchimento. Il primo è quello di Natanz, da tempo nel mirino degli osservatori internazionali.
Costruito nel 2007, nel 2010 aveva 164 centrifughe, oggi se ne contano circa 9.000 ma c'è spazio per installarne oltre 20.000. Proprio qui, secondo quanto l'Iran aveva dichiarato nel 2010, si produce uranio arricchito al 20% ''a fini di ricerca''.
Nel 2009, inoltre, l'Iran ha informato l'Aiea che a Fordow era in costruzione un secondo impianto di arricchimento con circa 3.000 centrifughe. Si trova nel cuore di una montagna, costruito sotto uno strato di roccia.
La via più breve invece per arrivare alla bomba è quella che passa per il plutonio. In questo caso il sito principale è Arak, dove si trova il reattore ad acqua pesante IR40, basato su tecnologia russa e il cui progetto non è mai stato consegnato dall'Iran all'Aiea. Il combustibile che alimenta questo reattore viene prodotto a Isfahan. L'Iran ha sempre dichiarato che ad Arak si producono isotopi radioattivi per cure mediche, ma è noto che i reattori come l'IR40 producono plutonio, che può essere separato dal combustibile irraggiato e utilizzato per scopi militari. Una tecnologia, questa, che secondo gli osservatori internazionali l'Iran ha sviluppato da tempo. Se nel 2014 la centrale di Arak non fosse stata danneggiata da un'esplosione (della quale non è mai stata chiarita la natura), probabilmente oggi sarebbe stata già in grado di produrre 9 chilogrammi di plutonio l'anno, ossia una quantità di plutonio sufficiente a costruire ogni anno due bombe atomiche.