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di Alessandra Chini e Martino Iannone
ANSA MagazineaMag #58
Coppia gappisti più longeva si racconta ad Ansa.it

Mario e Lucia, di guerra e d'amore

La guerra affrontata tenendosi per mano. Mario e Lucia, la coppia di gappisti più longeva d'Europa si racconta ad Ansa.it nei settant'anni dalla Liberazione (e dal loro matrimonio). Moltissime le azioni portate a termine insieme, tra cui l'attacco al battaglione Bozen a via Rasella. Ma la Resistenza, per loro come tantissimi italiani, è stata anche e soprattutto paura e dolore. Una memoria che va salvaguardata a partire dagli studenti.

"Eravamo all'angolo di via Zucchelli: arrivano   i carri armati tedeschi e noi li vediamo, siamo atterriti, sembrava che Roma venisse liberata e invece veniva occupata. Io la prendo per mano, per tutta la vita ci siamo tenuti per mano, e le dico: 'Nous sommes dans un cul de lampe'". Mario Fiorentini, 97 anni, gappista plurimedagliato, tre vite in una, umanista, partigiano, professore di matematica, ricorda così l'inizio della guerra civile italiana. Accanto a lui Lucia Ottobrini, 90 anni, la compagna di una vita con la quale il 16 agosto, nella ricorrenza dei 70 anni della Liberazione festeggerà 70 anni di matrimonio.

"Ci chiamano la coppia di volpi argentate", racconta lui, perché, "insieme abbiamo 4 medaglie d'argento al valor militare". Oltre che - spiega poi - cinque passaporti e diversi e innumerevoli nomi di copertura. Tantissime le azioni portate a termine insieme con lui comandante e lei vice del gruppo d'azione Gramsci della rete dei gap centrali di Roma diretta da Carlo Salinari. Tra le altre anche l'attacco al battaglione Bozen di via Rasella. I due, quando si sono conosciuti, parlavano tra di loro in francese. Lei, figlia di una famiglia di migranti del Molise, era nata in Alsazia dove aveva passato tutta l'infanzia tornando in Italia nel 1939. Parlava anche il tedesco e per questo - racconta Fiorentini - "era la partigiana più odiata da Kappler". L'incontro al concerto di una banda musicale. "Lei - dice Mario - aveva 18 anni. E' stata una fiammata". "Un destino più che una fiammata", lo corregge lei. Che è diventa partigiana anche per amore di Fiorentini e ha dovuto abbandonare la sua famiglia per questo.

"Quando mia madre ha saputo che ero contro i tedeschi - dice lei - mi ha dato tante botte e mi ha buttata fuori di casa perché lei lavorava in un ospedale tedesco, lei amava i tedeschi". Insieme nella guerra partigiana, tanto che, sorride lei, "Io la sua pistola la portavo sempre nella borsa. Avevo sempre due pistole nella borsa, la mia e la sua". Lui una calibro 765, lei, una 625, una pistola "da donna", dice Mario confessando che sparava meglio di lui. "Ho sparato molte volte", ricorda la Ottobrini. Fiorentini, nonostante, come racconta, da soldato fosse anti-militarista, rivendica quella storia con orgoglio. La Ottobrini sembra voler solo dimenticare. "Non amo ricordare queste storie - dice - perché sono troppo brutte, mi fanno ancora male. Per me quel periodo è stata la parte più brutta della mia vita. La guerra è morte, per l'uno e per l'altro". La guerriglia urbana a Roma è stata "fame, freddo, umidità e sudiciume" e "non avere dove dormire". "La mia fortuna è stata che ho incontrato sempre bravissima gente". Il 25 aprile 1945 erano separati. Lucia a Roma, Mario al nord, dove era stato mandato in missione.

"Io - dice lui - ero in un lettino d'ospedale in Piemonte, vicino al Monte Rosa, piagato sul volto a causa del riflesso del sole sulla neve perché avevo marciato per 32 chilometri. Ma poi mi sono ripreso e ho partecipato alla sfilata di Milano con Cadorna, Longo, Mattei, Parri". Era il 6 maggio. Pochi mesi dopo Fiorentini torna a Roma e sposa Lucia Ottobrini. "Io - racconta - indossavo la mia divisa che era stinta e usurata. Lei si era fatta fare un vestito da una sarta con il mio paracadute". La fine di un incubo per Lucia che, mentre lui era al nord, aveva dovuto sopportare anche la notizia - poi rivelatasi falsa perché si trattava di un omonimo - che Mario fosse morto. La fine di un periodo tragico della sua vita, grazie al quale però, agli italiani è stata data la libertà. "Cos'è oggi la libertà? Vuol dire essere onesti", dice sicura. "Bisogna essere onesti - ripete - e non si può vivere nel contrario delle cose. Assolutamente no. Bisogna lottare per le cose giuste".

 

Mario e Lucia, la guerra e l'amore


Lucia Ottobrini, la partigiana più odiata da Kappler

A fianco del marito nella Resistenza ma dice amara: "fu il periodo più brutto della mia vita"

25 aprile: gappisti Mario e Lucia,70 anni di matrimonio e Liberazione

Figlia di una famiglia di emigranti molisani, Lucia Ottobrini, non ancora ventenne inizia la sua attività di partigiana a Roma al fianco di quello che diventerà poi suo marito, Mario Fiorentini, nel gruppo di azione patriottica Gramsci.

Alsaziana, l'infanzia passata con la sua numerosa famiglia, nella cittadina di Mulhouse fino al 1939 quando torna in Italia. Parla francese e tedesco e usa questa sua conoscenza per le azioni partigiane. Per questo, racconta il marito, "era la gappista più odiata da Kappler che cercava per tutta Roma la partigiana Maria (questo il suo nome di battaglia ndr.)". La scelta di entrare nei gap è dovuta anche all'incontro con Fiorentini. ""Quando mia madre ha saputo che ero contro i tedeschi mi ha picchiata e mi ha buttata fuori di casa. Lavorava in un ospedale per i tedeschi. Amava gli alsaziani".

Lucia partecipa a numerose azioni e lavora con Fiorentini all'attacco di via Rasella. "Uno dei nostri rimpianti - racconterà poi in proposito a un giornale francese - fu di non aver saputo trasformare il dolore lancinante del popolo dopo il massacro delle Fosse Ardeatine in uno slancio di rivolta verso coloro che furono i veri responsabili".

Più schiva del marito torna indietro con la mente con dolore al periodo della Resistenza. "Non amo ricordare queste storie - sottolinea - perchè sono troppo brutte, mi fanno ancora male". E ancora: "Per me quel periodo è stata la parte più brutta della mia vita. La guerra è morte, per l'uno e per l'altro. Io - dice ancora - tutto sommato sono stata fortunata perchè dovunque sono stata ho trovato sempre bravissima gente. E' da non credere".

Il giorno della Liberazione era a Roma. La libertà per lei equivale all'onestà. "La libertà? - scandice - Bisogna essere onesti. Non si può vivere nel contrario delle cose. Assolutamente no. Bisogna lottare per le cose giuste. Non si può farlo o perchè si è pagati o per una cosa o per l'altra. Bisogna essere onesti".

 


Mario e Lucia, l'amore e la guerra

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Mario Fiorentini, il partigiano dalle tre vite

Umanista, gappista e professore di matematica. Ideò l'attentato di via Rasella

25 aprile: gappisti Mario e Lucia,70 anni di matrimonio e Liberazione

Tre vite in una. Mario Fiorentini, combattente partigiano a 97 anni si racconta come un "umanista, gappista e matematico". Intellettuale romano comunista e di famiglia ebrea prima dell'inizio della guerra aveva fondato con Plinio De Martiis una compagnia di teatro classico di prosa. Tra i registi che hanno collaborato con loro, Luigi Squarzina, Adolfo Celi, Mario Landi. Tra gli attori anche un giovane Vittorio Gassmann. Fiorentini frequentava l'ambiente letterario e artistico della Capitale tanto che - come racconta lui stesso - quando i tedeschi rastrellarono la sua famiglia riuscì a salvarsi e si rifugiò a via Margutta dove visse per due settimane 'ospite' di Emilio Vedova, Giulio Turcato e Afro Basaldella. Tra le azioni che condusse anche un "attacco manu militari al sindacato professionisti ed artisti presieduto da Marinetti, Govoni e Pavolini".

Dopo l'8 settembre l'ingresso nei Gap. "Io - racconta - sono partito soldato anti-militarista e sono diventato gappista". Moltissimi gli attacchi messi in atto nei mesi di guerriglia a Roma tra cui quello di via Rasella. L'idea - racconta - nacque nella casa nella casa nella quale vive con la moglie a via del Boccaccio. All'epoca "ci abitavano i miei zii e a volte mi fermavo a dormire in un piccolo vano che avevano con un lettino". Dopo l'attacco l'eccidio delle Fosse Ardentine, "del quale abbiamo saputo due giorni dopo che era avvenuto". "La responsabilità di quel massacro - dice - fu del ministro degli Interni Buffarini Guidi e di Kappler".

Dopo la guerra Fiorentini da autodidatta, sostenuto dalla moglie, inizia gli studi liceali e poi quelli universitari. Fiorentini è così diventato docente di Geometria superiore all'Università di Ferrara. I suoi studi di matematica sono stati ripresi e approfonditi in tutto il mondo ed hanno fatto dell'ex gappista un matematico di fama internazionale.


Mario, il partigiano 'morto' tre volte


25 aprile

Un francobollo dedicato alle Fosse Ardeatine

Emesso per il 70.mo anniversario della Liberazione

25 aprile: un francobollo dedicato alle Fosse Ardeatine

Ricorda le Fosse Ardeatine il francobollo autoadesivo da 80 centesimi che emesso il 25 aprile per il 70.mo anniversario della Liberazione. Le Poste Italiane hanno reso nota la vignetta del francobollo che mostra un particolare del solenne cancello d'ingresso del Sacrario delle Fosse Ardeatine, opera in bronzo dello scultore Mirko Basaldella che rappresenta figurativamente l'orrore umano del crudele massacro perpetrato dalle forze di occupazione tedesche a Roma il 24 marzo 1944 nelle cave di via Ardeatina. Negli anni passati altre emissioni hanno ricordato la Liberazione e le Fosse Ardeatine: in particolare, nel 1965 un serie di sei francobolli celebro' il ventennale della Liberazione; nel 1975 fu ricordato filatelicamente il trentennale con 3 francobolli (di cui uno appunto dedicato alle Fosse Ardeatine); nel 1994 nell'ambito di una serie commemorativa di eventi della seconda guerra mondiale furono nuovamente ricordate le Fosse Ardeatine con un apposito francobollo.


Quegli squarci nei muri di via Rasella

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25 Aprile

Cerimonia per Ruski Bataljon a Trieste

Ambasciatore Kazakistan ,anche kazaki per liberazione da fascismo

Gli ultimi giorni della II Guerra mondiale un gruppo di soldati sovietici sfuggiti alla prigionia nazista si raggruppò nel cosiddetto Ruski Batalion che, fuori dalle insegne dell'Armata Rossa, combatté eroicamente al fianco dei partigiani, riuscendo anche in clamorosi successi bellici. Di quel gruppo, 104 caddero intorno a Trieste e Gorizia e sono ricordati con un monumento nell'ex Cimitero militare del capoluogo giuliano. Ne facevano parte azeri, bielorussi, russi, kazaki e di altre nazionalità. Sono stati onorati con una cerimonia alla quale sono intervenuti gli ambasciatori del Kazakistan in Italia, della Russia in Slovenia, e il console bielorusso a Roma. Corone di fiori sono state deposte davanti alla stele sulla quale sono scolpiti i nomi dei 104 caduti, 36 dei quali kazaki. 

Il monumento, l'unico del Kazakistan fuori dai confini del Paese ex sovietico, è stato eretto nel 2010 e quella del 2015, in concomitanza con il 70/o anniversario della Liberazione, è stata la prima cerimonia che ha coinvolto anche le istituzioni italiane. "Qui c'è un omaggio - ha sottolineato l'ambasciatore kazako a Roma, Andrian Yelemessov - a chi ha dato la vita per la libertà dei popoli". Anche i kazaki hanno dato il loro contribuito alla liberazione dal fascismo in Italia, ha rimarcato.  Ricordando che il Ruski Bataljon riuscì ad "annientare quattro divisioni nemiche", l'ambasciatore russo in Slovenia Doku Zavgaev, ha indicato il pericolo che "oggi proviene da nuovi focolai di fascismo" e che rende necessario ricordare che si è combattuto "per vincere la peste del fascismo" nel 1945.


Lucia, la donna piu' odiata da Kappler


25 aprile

25 aprile, tanti studenti mobilitati

Nel 70esimo delle Liberazione contro tutti i fondamentalismi

Liberazione in Valle d'Aosta

Gli studenti della Rete della Conoscenza, in occasione del 70 anniversario della Liberazione, hanno realizzato decine di iniziative in tutta Italia, per ribadire "che è sempre ora di resistere contro ogni fondamentalismo e per una società migliore". Tra le iniziative più rilevanti ricordano la due giorni antifascista "Minerva Rossa" all'Università La Sapienza, organizzata in collaborazione con l'Anpi, la tre giorni "R-esistere Oggi" all'Università del Salento, la settimana resistente, sempre in collaborazione con l'Anpi, a Scafati. 

"Oggi ancora più di ieri i valori della Resistenza - dichiara Riccardo Laterza, Portavoce Nazionale della Rete della Conoscenza - dovrebbero indicare la strada per la costruzione di una società senza discriminazioni, senza razzismo, sessismo e omofobia, senza sfruttamento e violenza. In Italia e in Europa la crisi ha concesso terreno ai movimenti neofascisti e delle nuove destre che si richiamano retoricamente al valori occidentali per perpetrare la loro propaganda e azione razzista, omofoba e sessista, e ai fondamentalismi religiosi che hanno colpito l'opinione pubblica europea con l'attacco alla redazione di Charlie Hebdo".

"Di fronte all'emergere di fondamentalismi vecchi e nuovi dunque la nostra risposta è in continuità con quella dei nostri coetanei che, 70 anni fa, scelsero la strada più difficile per liberare il nostro Paese dal nazifascismo. COnoscere - dichiara Danilo Lampis, Coordinatore Nazionale dell'Unione degli Studenti - è resistere, perché solo attraverso la lotta a ogni forma di discriminazione è possibile costruire una società migliore perché più giusta". "Il terreno dell'antifascismo, per noi, è innanzitutto quello delle scuole e delle università -conclude Alberto Campailla, Portavoce Nazionale di Link-Coordinamento Universitario - ma anche dei nostri territori nei quali sempre più spesso riemergono tendenze pericolosamente collegate al peggiore passato della storia del nostro Paese. Per questo il 70 anniversario della Liberazione è per noi un'occasione per rinnovare il nostro impegno antifascista anche oltre il 25 aprile". 

   


Via Rasella, le mitragliate ci sono ancora


25 aprile

Lucia Ottobrini oggi libertà è onestà

Parla la gappista romana più odiata da Kappler

Lucia Ottobrini

"Cos'è oggi la libertà? Vuol dire essere onesti". Lo dice all'ANSA, Lucia Ottobrini, partigiana che fece parte dei Gap (Gruppi di azione patriottica) di Roma, intervistata in occasione dei 70 anni dalla Liberazione insieme a Mario Fiorentini suo marito, anche lui combattente dopo l'8 settembre e ideatore dell'attacco a via Rasella. Si tratta della coppia partigiana più longeva d'Europa. Lei, racconta il marito, "parlava tedesco ed è per questo che era la partigiana più odiata da Kappler". "Bisogna essere onesti - dice la Ottobrini - e non si può vivere nel contrario delle cose. Assolutamente no. Bisogna lottare per le cose giuste. Non si può farlo o perché si è pagati o per una cosa o per un'altra. Bisogna essere onesti".
   


Lucia Ottobrini, oggi libertà è vuol dire onestà