Matteo Salvini e Silvio Berlusconi ancora protagonisti di questa giornata conclusiva di campagna elettorale sarda. Il primo ribadisce che la scelta è tra la Lega e la sinistra, mentre il secondo ricorda che il voto a Forza Italia è l'unico in grado di cacciare i Cinque Stelle dal governo, "più pericolosi dei comunisti". Mentre il candidato del centrosinistra, Massimo Zedda, crede che "cambiare sia difficile, ma possibile", il Cavaliere e il Ministro dell'Interno, da Cagliari, tornano a infiammare l'eterno duello interno al centrodestra che, a seconda dell'esito del voto sardo, avrà una rilevanza sul piano nazionale. Un test regionale che, come già accaduto in Abruzzo, fornirà un dato anche sui rapporti di forza all'interno della maggioranza gialloverde, in perenne tensione sul dossier Tav.
Non a caso, anche Luigi Di Maio, è a Cagliari per chiudere la campagna del Movimento. Ma lo fa un po' defilato: invece della piazza, il vicepremier e capo politico dei Cinque Stelle incontra simpatizzanti ed elettori in un salone stipato come un uovo del T Hotel, lo stesso albergo che ieri ha ospitato la conferenza stampa dei tre leader del centrodestra. Ma non perde l'occasione per polemizzare con il suo alleato-antagonista Matteo Salvini il quale aveva garantito sul voto nei seggi e di chiudere la vertenza con gli allevatori in 48 ore. "Lo dico da ministro. Anche io sto con i pastori, ma non dico che si trova una soluzione e un'intesa in 24 ore". Silvio Berlusconi, durante una passeggiata al Poetto, ribadisce che il "centrodestra è l'alleanza naturale", difende Roberto Formigoni definendolo "il migliore governatore in assoluti di tutti". Quindi torna a duellare con il leader della Lega, sempre sul tema della Tav.
In mattinata Salvini aveva ribadito che la mozione di maggioranza non rappresenta assolutamente "un blocco", rilanciando la validità dell'opera. E il Cavaliere, commenta a caldo: "Matteo Salvini si è corretto, la Tav si deve fare". Quindi, in serata, su Canale 5, infierisce sull'alleanza gialloverde, dicendosi sicuro di una rottura. "Saranno i fatti a costringere la Lega" a lasciare il M5S "e a venire con noi" dopo le europee. "Ci saranno molti leghisti - scommette Berlusconi - che imporranno un cambiamento". L'incognita della trattativa sul latte e l'eclatante protesta di questi giorni dei pastori restano comunque il tema centrale della campagna elettorale sarda. Dopo il flop della riunione sui prezzi di ieri a Roma, malgrado gli sforzi dell'esecutivo, il confronto è ancora appeso a un filo e certamente non si arriverà a un accordo tra le parti prima del voto. Così si respira un clima di incertezza che potrebbe condizionare in qualche modo il corso elettorale di domenica. Ed alimentare le speranze di rimonta,rispetto alle previsioni, di Zedda.
Settimane fa l'ala dura dei pastori aveva minacciato di essere pronta a forme di lotta, dalla semplice diserzione delle urne a eventuali blocchi ai seggi. Matteo Salvini, che da subito ha appoggiato la battaglia dei pastori, conferma che mai "ci sarà un manganello sugli allevatori". Tuttavia, avverte che in qualità di Ministro dell'Interno ha il dovere di garantire il pacifico esercizio del voto, ricordando ai pastori che "è l'ultimo dei loro interessi bloccare il voto di domenica". "In questi giorni hanno dimostrato tutti buon senso, quindi non penso che nessuno faccia qualcosa di strano domenica. Non è un appello - conclude i titolare del Viminale - è un grazie per come si sono comportati i pastori nei giorni scorsi e per come si comporteranno nei prossimi giorni".