Per dare visibilità all'indignazione le donne, ma anche tanti uomini e ragazzi, sabato sono scese in piazza a Roma per dire basta alla violenza maschile, ai femminicidi, ma anche alla disparità salariale. Promosso per il quarto anno dal movimento femminista "Non una di Meno" il corteo è partito da piazza della Repubblica dietro lo striscione "Contro la vostra violenza, siamo rivolta" e si è concluso in piazza San Giovanni al grido "We are the Power" con l'accensione di molti fumogeni rosa e viola. Gli stessi colori del corteo, ma anche dei molti volti che mostravano una lacrima disegnata e lo slogan: "Non una di meno, non un grado in più, in questa rivolta la goccia sei tu". "Siamo in centomila" hanno sostenuto le organizzatrici, ma come di consueto sono stati diversi i dati forniti dalla polizia: oltre 10mila i manifestanti.
E proprio a due giorni dalla celebrazione della Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne del prossimo 25 novembre, dal ministro dell'Economia Roberto Gualtieri è arrivato l'annuncio che è pronto il decreto per attivare il fondo per gli orfani di femminicidio. "I soldi - ha scritto il ministro su twitter - non restituiscono l'affetto mancato ma con 12 milioni da lunedì finanzieremo borse di studio, spese mediche, formazione e inserimento al lavoro". Notizia salutata con favore dal ministro per le Pari Opportunità e la Famiglia Elena Bonetti: "Bravo il ministro Gualtieri che ha mantenuto l'impegno assunto da subito dal nostro governo di rimediare ad un ritardo non più procrastinabile" e dalla presidente della commissione femminicidio Valeria Valente con un "Finalmente". Fondi che potrebbero aumentare "di ulteriori 15 milioni" se sarà accolto l'emendamento alla manovra della senatrice di Italia Viva Donatella Conzatti. Tante le motivazioni che hanno spinto le donne a scendere in piazza, come racconta Laura: "Vogliamo dare visibilità alla nostra indignazione, al fatto che soltanto il 48% delle donne lavora e che la disparità salariale è al 23%".
Sul versante della violenza Simona è dell'avviso che "non si affronta solo da un punto di vista normativo-punitivo, ma anche sociale e culturale" perchè attualmente esiste una "violenza patriarcale, istituzionale, economica e ambientale" che comprende i tribunali e gli organi di stampa. E per ricordare proprio le vittime dei femminicidi durante il corteo sono stati letti i nomi delle oltre 70 donne uccise ed anche la lettera di Debora Pomarelli, sorella di Elisa, uccisa lo scorso 25 agosto. Un corteo per sottolineare l'importanza dei centri antiviolenza femministi minacciati da sgomberi come la casa delle donne "Lucha Y Siesta" a Roma: per questo molte delle manifestanti hanno indossato le maschere delle luchadoras, compresa la ex presidente della Camera Laura Boldrini, e contestato la sindaca della Capitale: 'Raggi tu cadrai - hanno gridato - se i luoghi delle donne non difenderai'. Il momento più toccante della manifestazione si è svolto alle 16.30 in punto: quando tutti i partecipanti si sono seduti ed hanno rispettato alcuni minuti di silenzio, il flash mob chiamato "il grido muto" è stato promosso per dare solidarietà alle tante donne cilene che vengono violentate dalla polizia ed in particolare per ricordare Daniela Carrasco, più nota come 'El Mimo", trovata impiccata lo scorso 20 ottobre. Subito dopo, le manifestanti si sono alzate e hanno urlato: "Pagherete tutto".
Durante il corteo, con molti partecipanti provenienti da Torino, Bologna e Genova, si sono alternati musica, reading, flash mob e slogan vecchi e nuovi: "Il corpo è mio e lo gestisco io", " Tremate, tremate le streghe son tornate" o "Insieme partite siam, insieme torneremo: non una di meno, non una dimeno". Ed ancora "Siamo il grido altissimo e feroce di tutte quelle donne che più non hanno voce", e soprattutto "siamo marea che non si fermerà vogliamo diritti e libertà".
Le donne sono tornate in piazza contro la violenza sulle donne a due giorni della Giornata internazione si celebra il 25 novembre.
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Molti carri con performance e musica, ma senza bandiere e simboli di partito e sindacali assicurano le organizzatrici che invitano i partecipanti a portare i panuelos fuxia mutuati dalla campagna argentina per l'aborto legale, i pugni di fuoco simbolo di rivolta, le maschere delle luchadoras della campagna per Lucha y Siesta, la Casa delle donne di Roma a rischio sgombero.
Per affrancarsi dalla violenza è fondamentale l'indipendenza economica e la libertà di movimento per questo tra le richieste c'è l'istituzione un salario minimo europeo e un reddito di autodeterminazione svincolato dalla famiglia e dai documenti di soggiorno. Viene chiesta anche l'abolizione dei decreti sicurezza e le leggi che "mantengono in condizione di ricattabilità le persone migranti, e in particolare le donne! e denunciano che il 'Codice rosso" ha già "fallito" definendolo "una mera operazione propagandistica" perchè chiedono di intervenire "efficacemente prima" e non dopo violenza o il femminicidio.
Ricordano che l'Italia è il paese in Europa con il più alto numero di uccisioni di persone trans ‒ spesso donne trans, migranti e sex workers e annunciano la partecipazione alla Trans Freedom March a Roma venerdì. Tante le iniziative in tutta Italia per sensibilizzare i cittadini sul tema della violenza contro le donne e in ricordo delle vittime di femminicidio, ad esempio, l'istallazione di panchine rosse come accaduto oggi davanti all'ingresso del Consiglio regionale del Lazio o alla Camera di Commercio di Palermo, mentre lunedì una verrà installata nel Cortile d'onore di Palazzo Montecitorio. Sempre lunedì alle 18 la facciata di Palazzo Montecitorio si illuminerà di arancione grazie alla campagna di sensibilizzazione internazionale delle Nazioni Unite UN Women, dal titolo 'Orange the World', mentre la Regione Lazio presenterà il premio 'Colasanti-Lopez' in memoria delle vittime del massacro del Circeo.